L’artista egiziano-americana Iman Le Caire ha compiuto un grande gesto per la comunità LGBTQIA*: ha infatti aiutato moltissime persone trans a fuggire dalle persecuzioni a cui erano soggette nel loro Paese di origine durante la pandemia di Covid-19.

Sono ancora molti i Paesi nel mondo, infatti, in cui l’essere transgender costituisce uno stigma. Amnesty International ha avvertito che la situazione è peggiorata durante la pandemia, con molte persone trans isolate allontanate dai familiari e incapaci di accedere all’assistenza sanitaria o a qualunque forma di sostegno.

“La situazione è sempre stata drammatica, ma la pandemia l’ha peggiorata. Sono molti i crimini commessi contro le persone transgender”, ha affermato Iman. “Come puoi vivere nel tuo Paese se né la tua famiglia né il tuo governo ti vogliono lì?”

Iman stessa è una rifugiata. Scappata dal suo Paese di origine, l’Egitto, Iman ha trovato asilo negli Stati Uniti (più precisamente a New York), dove è diventata un’artista e ballerina. In breve tempo è diventata una protagonista della vita notturna di New York City, Fire Island Pines e Cherry Grove.

In quanto persona trans sfuggita alle persecuzioni in Egitto, Iman ha affermato che non poteva più stare a guardare mentre queste violenze continuavano a essere perpetrate nei confronti delle persone appartenenti alla comunità LGBTQIA*. “Anche io ho sopportato lo stesso dolore. Le nostre famiglie ci hanno sputato addosso nello stesso modo”, ha detto Iman.

E così Iman è diventata un’attivista. La prima persona che ha aiutato è stata Ritaj, una giovane donna trans yemenita “mentalmente e fisicamente distrutta” dopo essere stata condannata a 100 frustate a seguito di un’accusa di omosessualità e incarcerata. Secondo la legge yemenita, se Ritaj all’epoca fosse stata sposata e ritenuta colpevole di atti omosessuali, avrebbe rischiato la lapidazione.

Dopo mesi di conversazioni telefoniche, Ritaj e Iman hanno preparato tutti i documenti necessari per la fuga di Ritaj. Hanno anche aperto una pagina GoFundMe per sostenere le spese legali, con l’aiuto di Aliyah, un’altra attivista trans. Dopo un volo di 36 ore per Il Cairo, Ritaj è riuscita ad arrivare in Francia con un visto umanitario e lì ha iniziato una nuova vita.

“Molte persone LGBT nei paesi arabi sono attualmente in prigione senza nessuno che le aiuti”, ha detto Ritaj. “Molti vengono abbandonati dalle loro famiglie, non riescono a trovare lavoro e diventano senzatetto solo perché sono persone LGBT. I governi devono mettere in atto leggi per proteggerle”.

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