L'impiccagione pubblica del 22enne Ferruccio Nazionale e chi era davvero la X Mas

Il 29 luglio 1944, Ferruccio Nazionale, un giovane operaio e partigiano, venne impiccato dalla Xª Divisione MAS nella piazza del municipio di Ivrea, che oggi porta il suo nome.

Il cartello appeso al collo del cadavere penzolante di Ferruccio Nazionale recitava: “Aveva tentato con le armi di colpire la Decima”. Questo giovane operaio e partigiano fu impiccato il 29 luglio 1944 dalla Xª Divisione MAS nella piazza del municipio di Ivrea, oggi intitolata a lui. La storia di Ferruccio Nazionale è quella di molti giovani dell’epoca, decisi a combattere contro il fascismo e l’occupazione tedesca, pagando con la vita il loro desiderio di libertà.

Ferruccio era nato nel 1922 a Biella, figlio di Giovanni, operaio tessile, e di Linda Mussatti, casalinga. Cresciuto a Ivrea, Ferruccio diventò operaio come il padre. In fabbrica maturarono le sue idee antifasciste e insieme ad altri giovani come lui decise di combattere contro il fascismo.

Nella primavera del 1944, Ferruccio si unì alla lotta partigiana con la 76ª Brigata Garibaldi, inquadrata dal Partito Comunista. Questa brigata operava tra la Valchiusella e le campagne di Ivrea, sostenuta fortemente dalla popolazione locale. La loro attività incessante contro repubblichini e nazisti attirò l’attenzione della Xª Divisione MAS.

Don Augusto Bianco, cappellano militare, contribuì a contrastare il sostegno popolare ai partigiani, sfruttando la sua autorità religiosa per seminare paura e dissuadere i cittadini dal supporto attivo. Per i partigiani della 76ª Brigata, don Bianco rappresentava un ostacolo da eliminare. Venne pianificata un’azione rischiosa in città, più vicina alla guerriglia urbana dei Gruppi d’Azione Patriottica (GAP) che alla guerra di montagna. La missione fu affidata a Ferruccio, conosciuto con il nome di battaglia Carmela per il suo coraggio dimostrato in diverse missioni.

Il 29 luglio 1944, don Augusto Bianco camminava per strada, benedicendo i passanti, scortato dai repubblichini. Ferruccio, mescolato tra la folla, tentò di colpire don Bianco con una bomba, ma fu bloccato da un militare prima di riuscire nell’intento. Immediatamente catturato e pestato, fu trascinato in caserma, dove venne torturato. Con il cartello incriminante legato al collo, il suo corpo senza vita fu impiccato nella piazza del municipio, un atto di intimidazione volto a scoraggiare ulteriori ribellioni.

Dopo la guerra, la Repubblica Italiana onorò Ferruccio Nazionale con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Memoria, riconoscendo il suo sacrificio per la libertà.

Nata inizialmente come Xª Flottiglia MAS, agli ordini prima di Mussolini in persona, poi del Principe Nero, Junio Valerio Borghese, la Xª MAS è stata rinomimata dal 1º maggio 1944, con l’unificazione di vari battaglioni, Divisione fanteria di marina Xª, ed è stata un corpo militare indipendente, che, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, infatti, scelse di rimanere fedele alla RSI, trasformandosi in una forza di terra impegnata in operazioni contro i partigiani e le truppe alleate.

Il 10 giugno del 1943 la Xª Flottiglia MAS era persino stata insignita, con Regio Decreto, della Medaglia d’oro al Valor Militare, per “le loro gesta nella prima guerra mondiale” e per aver dato “alla Marina Italiana un primato finora ineguagliato”.

La Xª Flottiglia MAS ha dimostrato che il seme gettato dagli eroi nel passato ha fruttato buona messe. In numerose audacissime imprese, sprezzante di ogni pericolo, fra difficoltà di ogni genere create, così, dalle difficili condizioni naturali, come nei perfetti apprestamenti difensivi dei porti, gli arditi dei reparti di assalto della Regia Marina, plasmati e guidati dalla Xª Flottiglia MAS, hanno saputo raggiungere il nemico nei più sicuri recessi dei muniti porti, affondando due navi da battaglia, due incrociatori, un cacciatorpediniere e numerosi piroscafi per oltre 100.000 tonnellate.

Già nella Prima Guerra Mondiale l’Italia impiegava i MAS, acronimo di Motobarca Armata Svan che, tuttavia, nel tempo diventò Motoscafi Armati Siluranti, ma ovviamente la connotazione fascista venne assunta più avanti, e, soprattutto dopo l’armistizio, nei due anni seguenti operò in coordinazione coi reparti tedeschi, per frenare l’avanzata degli Alleati dopo lo sbarco di Anzio, ma anche per arginare la Resistenza, usando strategie tipiche della controguerriglia e macchiandosi, in svariate occasioni, di crimini di guerra; fu impegnata anche per difendere i confini nordorientali dalla controffensiva jugoslava, nel tentativo di affermare l’italianità di quelle regioni di fronte alle politiche annessionistiche dell’occupante tedesco.

Si arrese il 26 aprile 1945 ai rappresentanti del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) nella caserma di piazzale Fiume (l’attuale piazza della Repubblica) a Milano, dopo la cerimonia dell’ammaina bandiera.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!