In aumento femminicidi e stalker, è allarme in Italia

"Di notevole allarme sociale è il fenomeno del femminicidio, indice della persistente situazione di vulnerabilità della donna e di una tendenza a risolvere la crisi dei rapporti interpersonali attraverso la violenza" ha dichiarato il Primo presidente della Cassazione.

Sono allarmanti i dati forniti dal Primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone che, in occasione dell’apertura dell’Anno giudiziario, ha parlato dei reati in aumento nel nostro Paese. Le più colpite, ancora una volta, sono le donne: troppi i casi di femminicidio e stalking, come scrive l’agenzia di stampa Ansa.it. “Di notevole allarme sociale è il fenomeno del femminicidio, indice della persistente situazione di vulnerabilità della donna e di una tendenza a risolvere la crisi dei rapporti interpersonali attraverso la violenza” ha dichiarato Mammone segnalando, poi, l’aumento dei reati per violenza sessuale e per “atteggiamenti persecutori verso il partner”.

Preoccupa anche il fenomeno delle “aggressioni violente e immotivate messe in atto da giovanissimi ai danni di coetanei”: “A fronte del moltiplicarsi dei fenomeni di esplosione incontrollata di aggressività la risposta esclusivamente repressiva si rivela inefficace” ha tuonato Mammone che ha chiesto a gran voce una “considerazione legislativa unificante” per evitare che la “parcellazione dei reati determini pene di modeste entità”. In altre parole, con le leggi attuali è impossibile combattere il fenomeno delle baby gang, di ragazzi che – anziché radunarsi per discutere e giocare – passa il proprio tempo commettendo violenze di ogni tipo ai danni di coetanei.

Il Primo presidente della Cassazione, inoltre, ha sottolineato come “l’abuso dei mezzi di comunicazione e degli strumenti di partecipazione sociale messi a disposizione della Rete costituisce un fenomeno crescente e preoccupante“: “Da un lato è violato il diritto della collettività ad essere informata in maniera corretta, dall’altro sono messi in moto meccanismi di diffusione sociale delle notizie che possono arrecare, anche inconsapevolmente, danni a soggetti terzi”.

La buona notizia è che è diminuita la durata media del giudizio penale: dai 240 giorni del 2016 ai 200 del 2017, “rimanendo al di sotto del limite massimo fissato dalla Corte della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. Scesa anche la durata media dei processi civili per la prima volta sotto i tre anni.

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