Nessuno se lo sarebbe mai aspettato. E, invece, numeri alla mano, sembra che gli italiani abbiano deciso negli ultimi anni di mangiare meno pasta. Una di quelle pietanze più invidiate nel mondo, più apprezzate del nostro Paese. La colpa potrebbe essere delle nuove diete ma anche dei prodotti alternativi come riso e soia o delle intolleranze al glutine (diversi sono i ristoranti e le pizzerie che adesso offrono l’opzione gluten free). Secondo altri, invece, sarebbe tutta colpa della moda: la pasta non è il piatto del momento. Sarà vero? Il paese della pasta – come scrive il Corriere.it – ed è questo il dato sorprendente, ne mette sempre nel piatto.

A spiegarlo è Riccardo Felicetti, presidente Aidepi nel corso dei Durum Days che si sono chiusi ieri a Foggia:

Negli ultimi dieci anni gli italiani hanno messo nel piatto il 7% di pasta in meno, equivalenti a un calo di 250 mila tonnellate e di oltre 350 mila tonnellate di grano duro.

Tuttavia il nostro Paese mantiene la leadership come paese produttore. I numeri parlano chiaro: 3,36 milioni di tonnellate di pasta prodotti. Bene anche l’export con 1,9 milioni di tonnellate. Peccato, però, che debba subire la crescita di altri paesi come la Turchia dove la produzione di pasta è addirittura cresciuta del 77% in 5 anni passando, di fatto, da 850mila tonnellate a oltre 1,5 milioni.

E non è finita qui: durante i Durum Days, che non sono altro che un evento di confronto sul mercato del grano duro, sono state diffuse anche le stime sulla produzione 2018-2019 di grano. A livello mondiale crescerà del 3,2% grazie soprattutto agli ottimi risultati registrati in due paesi, Stati Uniti (con un +38%) e Canada con il +15%. In Europa, invece, è stato previsto un calo della produzione del 5,5% mentre in Italia si stima una produzione di 4,24 milioni di tonnellate, ovvero in linea con quella del 2017.

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