Polonia, è ufficiale: ora divieto d’aborto anche in caso di malformazioni del feto

In Polonia è ufficialmente entrata in vigore la norma che vieta l'aborto in caso di malformazioni del feto: una norma che va a limitare ulteriormente le libertà e i diritti delle donne polacche. Una sconfitta civile a cui il Paese risponde con la voce delle proteste.

Il 27 gennaio 2021 è entrata in vigore in Polonia la norma che vieta l’aborto anche in caso di malformazione del feto e che rende praticamente quasi totale il divieto di abortire.

Lo aveva deciso una sentenza della Corte costituzionale lo scorso 22 ottobre, che andava a limitare ulteriormente la legge polacca sull’interruzione di gravidanza, tra le più rigide d’Europa, che prevedeva la possibilità di abortire solo in caso di malformazioni del feto, gravidanze causate da stupro o incesto e pericolo di vita per la donna. O

ra, con l’entrata in vigore, restano dunque legali solo gli ultimi due casi, ma rappresentano una percentuale esigua rispetto al totale dei numeri degli aborti nello Stato: nel 2019, ad esempio, 1.074 dei 1.100 aborti eseguiti, erano stati a causa di malformazioni del feto. La decisione fa seguito a un appello di un centinaio di parlamentari polacchi che ritengono che l’aborto in caso di malformazioni fetali violi i princìpi della Costituzione.

La decisione aveva scatenato moltissime manifestazioni di protesta nello Stato, che hanno coinvolto l’intera comunità civile, tra cui donne, studenti, movimenti femministi e organizzazioni per i diritti LGBT+, che ne avevano ritardato la sua entrata in vigore.

Oltre alle molte proteste civili, la norma aveva ottenuto un’ondata di critiche anche da parte delle istituzioni europee, ma nonostante questo, la sua introduzione ufficiale è arrivata senza preavviso lo scorso 27 gennaio, tramite una pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale in cui la Corte Costituzionale ne ha spiegato le motivazioni. Una delle norme previste dalla Corte riguarda la possibilità per il parlamento di intervenire per modificare o escludere l’applicazione della legge nei casi di malformazione più gravi.

Come previsto, l’entrata in vigore della modifica della legge ha riacceso prepotentemente le proteste in tutto il Paese. Nella capitale, Varsavia, sono scese in piazza migliaia di persone che hanno rivendicato il diritto delle donne di scegliere delle proprie vite con cori, canzoni e striscioni che, tra le altre, riportavano le seguenti frasi: “Libertà di scelta e non terrore” e “Io penso, io sento, io decido”.

Queste le parole di una delle attiviste che hanno organizzato le proteste, Marta Lempart, dichiarate al canale televisivo TVN24:

Stiamo parlando di incompetenza, corruzione e dell’assoluto declino dello Stato, pertanto questi uomini stanno facendo ciò che sanno fare meglio: portare via i diritti e le libertà dei cittadini.

Anche il sindaco di Varsavia, Rafal Trzaskowski, si è espresso sulla questione:

La decisione di pubblicare la norma in Gazzetta è contro la volontà dei polacchi ed è stato un atto consapevole e calcolato a danno dello stato.

Una sconfitta molto grave per la società civile che purtroppo in Polonia sta assistendo a una sempre maggiore riduzione delle libertà fondamentali dei cittadini, soprattutto delle donne, anche a causa della presenza di un governo di destra – guidato dal partito Diritto e Giustizia (PiS) – molto vicino alle frange cattoliche.

Oltre a rappresentare un passo indietro e un gesto anticostituzionale indegno di una democrazia occidentale, questa decisione comporta una serie di rischi che mettono ulteriormente in pericolo la salute e la vita delle donne: sempre più persone ricorreranno infatti a metodi illegali per abortire.

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