"Il 10% del Paese è vittima di incesto": cosa sono il #Metooinceste e il caso Duhamel

Il libro-denuncia di Camille Kouchner sugli abusi sessuali del patrigno, il politologo Olivier Duhamel, nei confronti del fratello gemello, ha gettato le luci sul fenomeno diffuso, e ancora tabù, dell'incesto, dando origine al movimento #MeeTooInceste e a migliaia di testimonianze social.

In seguito alla pubblicazione, a inizio gennaio, del libro-denuncia di Camille Kouchner nei confronti del marito della madre – il noto politologo francese Olivier Duhamel, accusato di aver abusato del fratello gemello della donna – l’associazione francese Nous Toutes (Tutte noi) ha avviato una nuova campagna dal nome #MeTooInceste, invitando le vittime a parlare di incesto. In pochi giorni sono arrivate migliaia di testimonianze, puntando l’attenzione su un problema reale, documentato da dati preoccupanti: il 10% dei francesi è vittima di incesto.

Il caso Duhamel

Il libro dal titolo La famiglia grande racconta le vita della famiglia di Camille Kouchner, 45enne avvocata, figlia di Bernard Kouchner, medico umanitario ed ex ministro degli Affari Esteri, e Evelyne Pisier, icona della sinistra francese ed ex compagna di Fidel Castro. Dopo il divorzio dei genitori, Camille, che all’epoca aveva 8 anni, vive insieme al fratello maggiore Julien e al gemello Victor (per cui è stato scelto un nome di fantasia), con la madre e il suo secondo marito, Olivier Duhamel, politologo e costituzionalista parigino, deputato europeo socialista dal 1997 al 2004.

Nel libro Camille racconta degli abusi sessuali che il gemello ha subìto per oltre 30 anni da parte del patrigno, oggi 70enne, che, all’indomani della pubblicazione del libro, si è dimesso dal ruolo di presidente della prestigiosa Fondation nationale des sciences politiques.

I dati dell’incesto in Francia e le testimonianze del #MeeTooInceste

Nel novembre scorso una ricerca a campione Ipsos aveva rivelato dati impressionanti in rapporto al fenomeno dell’incesto in Francia. Dall’indagine era infatti emerso che un francese su 10 afferma di essere stato vittima di incesto, pari a 6,7 milioni di persone di cui il 78% è rappresentato da donne. Il numero è in continua crescita: risulta infatti essere triplicato rispetto al 2009 e duplicato rispetto al 2015. Questo suo aumento può anche essere frutto di una minore reticenza e una maggiore tendenza a denunciare gli abusi subiti da parte dei famigliari.

Dopo la pubblicazione del libro, sono state moltissime le testimonianze online, seguite anche all’invito a denunciare da parte dell’associazione francese Nous Tous che, sull’onda della campagna #MeToo degli anni scorsi, ha dato il via a un nuovo movimento, il #MeeTooInceste.

Come riporta il Corriere, Madeline Da Silva, membro dell’associazione Nous Toutes e assessore al comune di Lilas nella regione parigina, ha dichiarato in merito:

Questi racconti hanno confermato quel che, purtroppo, gli esperti ripetono da anni, e cioè che l’incesto è diffuso in tutti gli ambienti. Gli aggressori non sono mostri nascosti in una grotta, come spesso vengono descritti. Ma sono il padre, lo zio, il fratello.

Le testimonianze si sono fatte sentire soprattutto via Twitter:

Thecua Gwendoline, così scrive dal suo profilo:

Venivi a trovarmi la notte e mi dicevi “È così che un papà ama sua figlia”. E mi violentavi, mi trattavi come un oggetto sessuale. Avevo tre anni quando hai cominciato.

Un’altra utente, Injhal, denuncia sul social la sua esperienza:

Anche io ho avuto l’infanzia rubata da un uomo, mio padre. Anche io aspetto gli effetti della denuncia presentata un anno e mezzo fa. Anche io rifiuto di tacere, oggi. Continuiamo a testimoniare, nonostante il dolore, perché si sappia. #MeTooInceste.

E come loro, moltissime altre.

Le conseguenze della vicenda e il clima di omertà e tolleranza

La vicenda ha provocato molti effetti a catena, tra cui il licenziamento di Alain Finkielkraut, celebre intellettuale 71enne e presentatore della trasmissione 24H Pujadas, che ha minimizzato la storia e le colpe di Duhamel, e le dimissioni di Elisabeth Guigou, ex ministra della Giustizia, amica della famiglia e presidente di una commissione indipendente sull’incesto, che ha dichiarato di non poter “condurre questa missione con la serenità necessaria“. Entrambi segni di un atteggiamento culturale che inizia a schierarsi apertamente contro il clima di omertà e tolleranza, spesso avvertito di fronte a circostanze simili.

A questo proposito, va segnalato che nel 2019 l’ex ministra della Cultura Aurélie Filippetti aveva avvertito il direttore dell’Istituto di studi politici di Parigi, Sciences Po, delle voci che giravano sul conto di Duhamel, voci che non erano state ascoltate e a seguito delle quali non erano stati presi provvedimenti.

In particolare, Finkielkraut, è stato licenziato dalla rete francese Lci perché, sebbene abbia parlato di un fatto “molto grave, per il quale non ci sono scuse”, ha anche denunciato il clima di “linciaggio” contro Duhamel, tirando in ballo la questione del consenso per via del fatto che la vittima non fosse un bambino, ma un adolescente 14enne.

Parliamo di un adolescente, non di un bambino, non è la stessa cosa.

Una posizione che già in passato aveva sostenuto nei confronti della vicenda Roman Polanski, parlando di un possibile consenso da parte della vittima 13enne.

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