Inchiesta choc: "Ecco chi sono gli oltre 200 religiosi pedofili in Italia" che continuano a fare i preti

Nonostante la condanna dura e la lotta di Papa Francesco contro i preti accusati di aver abusato sessualmente di bambini e ragazzini, la lista dei religiosi pedofili che ancora esercitano la loro funzione ecclesiastica è lunga. A rivelare i loro nomi (oltre 200) un'inchiesta choc.

Quello dei preti pedofili è senz’altro uno dei temi più scottanti e scabrosi con cui l’intero mondo ecclesiastico si sia mai trovato ad avere a che fare: nel corso degli anni sono infatti stati sempre più numerosi, purtroppo, i casi usciti allo scoperto di sacerdoti che si sono macchiati di abusi sessuali su minori, e alcuni di loro, nel silenzio spesso connivente dei colleghi religiosi, sono riusciti persino a raggiungere le alte sfere, diventando vescovi o persino cardinali.

Solo le testimonianze coraggiose delle vittime della violenza sono riuscite a portare a galla un quadro che definire inquietante è appena un eufemismo ma, nonostante anche il Vaticano, soprattutto sotto la guida di Papa Francesco, abbia ormai dichiarato guerra aperta agli orchi con la tonaca, purtroppo il fenomeno non sembra essere cessato, anzi. Tra il 2013 e il 2015 fonti interne alla Congregazione per la dottrina per la fede affermano che sono arrivate dalle diocesi sparse per il mondo addirittura 1200 denunce di casi  giudicati “verosimili” di predatori e molestatori di minorenni. Una cifra praticamente raddoppiata rispetto al periodo 2005/2009, come spiega L’Espresso nella sua inchiesta. E mentre i carnefici rimangono nell’ombra, protetti  dal segreto pontificio che regola ancora i processi canonici, molto spesso le vittime convivono con stati di angoscia, depressione, ansia, proprio a causa di quanto hanno subito, arrivando talvolta persino a pensare di potersi fare giustizia da sé.

Adesso, però, dato che lo scandalo in Italia, a differenza di altri paesi (come Australia, Irlanda e Belgio) non è mai definitivamente esploso, e anzi esistono casi di vittime che non hanno mai ricevuto neppure un indennizzo di risarcimento per quanto subito (a Verona 67 ex allievi dell’Istituto Provolo, sordomuti che hanno denunciato alla curia i mostruosi soprusi di cui sarebbero stati oggetto da parte di venticinque religiosi dal 1950 al 1984, non hanno ricevuto nemmeno un euro perché non sono stati giudicati “credibili” e i presunti reati sono finiti in prescrizione), arriva un libro inchiesta che racconta, uno per uno, degli oltre 200 preti accusati di pedofilia che ancora esercitano la loro funzione religiosa.

“Lussuria”, questo il titolo del libro, è in uscita il 19 gennaio (su Amazon lo trovate a questo link), ed è stato scritto da Emiliano Fittipaldi, che denuncia proprio come alcuni prelati, molti anche decisamente vicini al Papa, continuino a insabbiare le vicende di molestie sessuali in cui sono coinvolti i “colleghi”.

1. Chi è Emiliano Fittipaldi

Fonte: l’espresso

Emiliano Fittipaldi, giornalista de L’Espresso, era già stato processato in Vaticano assieme al collega Gianluigi Nuzzi nell’ambito dell’inchiesta Vatileaks, che si è occupata della fuga di informazioni proprio nella Santa Sede. Entrambi i giornalisti sono stati assolti il 16 luglio 2016, mentre la corte vaticana ha condannato  a 18 mesi monsignor Vallejo Balda per divulgazione di documenti riservati e a 10 mesi Francesca Immacolata Chaouqui per concorso in divulgazione (pena quest’ultima sospesa per 5 anni).

Ma chi sono i preti ancora operanti nel nostro paese di cui Fittipaldi parla nel libro? Qui trovate solo alcuni casi riportati in questi giorno da L’Espresso e Repubblica in vista dell’uscita del libro.

2. Don Antonello Tropea

Vicino a Reggio c’è  il caso di Don Antonello Tropea, già padre spirituale del seminario di Oppido Mamertina, che nel marzo 2015 viene sorpreso in auto con un diciassettenne conosciuto grazie alla app Grindr usata per incontri gay dalla polizia. Venti euro il costo della prestazione. Indagato per prostituzione minorile, nonostante tutto il don continua a fare il prete, confidandosi di tanto in tanto con il suo vescovo, monsignor Francesco Milito, che gli avrebbe consigliato, dice  proprio Fittipaldi in un articolo per Repubblica, di evitare di parlare con i carabinieri di queste cose.

3. Vescovo Francesco Oliva

Sempre in Calabria, stavolta a Locri, c’è il vescovo Oliva, nominato da Papa Francesco nel 2014: è lui che nel 2015 manda in una parrocchia a Civitavecchia un suo sacerdote, don Francesco Rutigliano, che la Congregazione per la dottrina della fede ha  sospeso nel recente passato per quattro anni, nel 2011, proprio per “abuso di minore con l’aggravante di abuso di dignità o ufficio, commesso nel periodo tra il 2006 e il 2008” obbligandolo alla “celebrazione di 12 Sante Messe con cadenza mensile a favore della vittima e della sua famiglia “.

4. Don Franco Legrottaglie

A Ostuni il don è stato condannato nel 2000 per atti di libidine violenta su due ragazzine, ma mai sfiorato da processi canonici; anzi è stato addirittura designato nel 2010 dal vescovo emerito Rocco Talucci cappellano dell’ospedale e prete in una chiesa del paese. Salvo poi ricadere in errore: nel maggio 2016 è infatti stato pizzicato con ben 2.500 immagini pedopornografiche conservate sul computer in cartelle con i nomi dei santi. Stando a quanto dichiarato dalle testate, ha lanciato una moda: anche don Andrea Contin, indagato a Padova per induzione alla prostituzione, etichettava i filmini hard a cui partecipavano le sue amanti con i nomi dei papi.

5. Catania, Grosseto, Pietrasanta

In questi casi non si hanno nomi, ma rimangono le accuse ai religiosi: nella città etnea c’è un sacerdote che ad agosto 2016, già sospeso dalla curia dalle attività pastorali, avrebbe minacciato con un coltello alla schiena un quindicenne costringendolo a rapporti sessuali. C’è poi don Siro Invernizzi,  mandato dal vescovo di Como nel 2013 a fare il viceparroco a Cugliate, vicino Varese, nonostante la condanna a due anni con condizionale (patteggiata) per aver approcciato in strada un ragazzino rom di tredici anni che si prostituiva. A Grosseto c’è un sacerdote rinviato a giudizio nel luglio 2016 per molestie a tre ragazzine, a cui avrebbe rivolto “attenzioni troppo intime”, mentre sempre in Toscana, a Pietrasanta, dalla scorsa estate c’è un’indagine tuttora in corso su un prete straniero appartenente all’ordine dei Carmelitani, in cui la curia generalizia di Roma è stata citata in sede civile come responsabile dei danni per non aver esercitato il controllo sul religioso.

Gli insabbiamenti o le difese d’ufficio coinvolgono anche pezzi da novanta della gerarchia come il vescovo di Brescia, quello di Como, quello di Castellaneta, il vescovo emerito di Palermo, cardinale Paolo Romeo, quello di Savona, o cardinali eccellenti come Antonelli, Bertone e Domenico Calcagno.

Già così il quadro assume contorni incredibilmente scioccanti, ma purtroppo la vicenda non finisce qua: la cosa che maggiormente indigna e fa capire quanto, purtroppo, la lotta ai preti pedofili abbia ancora numerose lacune è che ben tre cardinali che hanno protetto sacerdoti pedofili sono stati promossi nel C9, il gruppo di nove alti prelati che assistono papa Francesco nel governo della Chiesa Universale, mentre altre quattro porpore italiane e straniere che non hanno denunciato, e anzi hanno cercato di proteggere rifiutando anche le richieste di risarcimenti alle vittime, sono stati promossi nella scala gerarchica della Santa Sede. Stando all’inchiesta in Italia, Spagna, Francia, Belgio e Sud America altri vescovi, rei di aver insabbiato alcune vicende scabrose, sono stati premiati con incarichi importanti, o graziati di recente con sentenze canoniche alquanto discutibili. Fra loro sicuramente il caso più eclatante è quello di George Pell.

6. George Pell

Il cardinale australiano è stato chiamato da Francesco a Roma proprio per moralizzare la curia romana e, di fatto, oggi Pelle, in quanto capo della Segreteria dell’Economia, è il numero tre del Vaticano. Tuttavia, leggendo alcuni documenti, come le carte della Royal Commission che sta indagando sui preti pedofili, tanto per fare un esempio, Bergoglio non sembra aver affidato l’incarico all’uomo giusto: Pell infatti da qualche mese è accusato da cinque persone di aver commesso lui stesso abusi sessuali tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, ovviamente smentiti caldamente, e molte volte, di fronte a crimini sessuali di sacerdoti, ha negato alle vittime giustizia e compassione pur riconoscendo la veridicità delle loro denunce. Tanto che la commissione d’inchiesta scrisse che il cardinale “mancò di agire equamente da un punto di vista cristiano“. È certo – secondo quanto riportato – che Pell cercò di minimizzare le violenze insabbiando il tutto, anche per non concedere risarcimenti.

7. Francisco Javier Errazuriz

Altro nome “eccellente” che spunta nella lista di Fittipaldi è quello dell’ ex arcivescovo di Santiago del Cile, oggi stretto collaboratore del Santo Padre, protagonista, insieme al suo successore Ricardo Ezzati e al nuovo vescovo di Osorno Juan Barros Madrid, dello scandalo di padre Fernando Karadima. Un prete, per stessa ammissione del cardinale, che ha formato tre generazioni di prelati cileni che però, secondo le accuse di quattro uomini, dei giudici ordinari e anche della Congregazione per la dottrina della Fede, nascondeva dietro l’aureola la faccia di un criminale seriale che ha distrutto vite di giovani adolescenti. Nell’inchiesta condotta dal giudice istruttore Jessica Gonzales viene mostrato il tentativo da parte di Errazuriz di evitare lo scandalo allungando il più possibile i tempi dell’istruttoria: nonostante il cardinale fosse stato avvertito degli abusi di Karadima già nel 2003, il fascicolo raggiungerà il Vaticano solo nel 2010, quando ormai le vittime  avevano deciso di denunciare le violenze pubblicamente dato che non erano riuscite ad ottenere giustizia dal loro vescovo. Errazuriz spiegò di non aver mai creduto alle accuse, ma è certo che nel 2006, dopo aver “sospeso” l’inchiesta interna che altri pezzi della sua curia volevano portare avanti, chiese a don Karadima di farsi da parte. “Per raggiunti limiti di età“, spiegò.

Ancora oggi, purtroppo, il Vaticano non prevede che sacerdoti e vescovi abbiano l’obbligo di denunciare i colleghi pedofili alla giustizia ordinaria, e i casi esaminati dalla Congregazione rimangono sotto il più ferreo silenzio. Sembra proprio che, nonostante tutto l’impegno di Papa Francesco nella lotta ai preti che commettono abusi, la strada sia ancora lunga e tortuosa.

 

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