La notizia di una gravidanza dovrebbe, a rigor di logica, rientrare nella categoria delle “buone nuove”. A meno che tu non sia un’atleta professionista e abbia la sconsiderata (secondo alcuni, molti a dir la verità) idea di annunciare l’arrivo di un bambino proprio alle porte di un campionato.

Succede questo alla VBC epiù di Casalmaggiore, squadra che milita nella serie A del campionato di pallavolo italiano, dove la palleggiatrice statunitense, ritornata proprio quest’anno a vestire la casacca rosanero del team, Carli Lloyd ha scoperto di essere incinta a una manciata di giorni dall’apertura della regular season, il 20 settembre.

L’annuncio è stato riportato sul sito Internet e sulla pagina Facebook della società del presidente Botturi, ed è proprio lì che si sono scatenati i commenti.

Non ritengo troppo professionale questa scelta, a meno che la gravidanza non sia stata casuale.

Scrive un tifoso.

Per me è una mancanza di rispetto verso la società. Io la manderei via.

Sentenzia un altro. Ma c’è anche chi si spinge un po’ più in là, mescolando a una già discreta dose di sessismo anche un po’ di razzismo.

È come quando assumi un’operaia dell’Est a tempo indeterminato e lei magicamente resta subito incinta.

È chiaro, per ovvie ragioni, che a parti inverse il problema non si sarebbe mai posto, anzi le felicitazioni si sarebbero sprecate; in fondo, papà non è mica quello che porta il pancione per nove mesi e deve abbandonare la squadra…

In più, Carli Lloyd – che con Casalmaggiore ha già vinto una Champions League nel 2016 – è la capitana della squadra, non una giocatrice qualsiasi; insomma, i tifosi questo “affronto” proprio non lo hanno mandato giù, e hanno vissuto quella che, a tutti gli effetti, è una bella notizia, come un’onta imperdonabile da parte dell’atleta che, nella loro mente, non ha minimamente pensato che in questo modo li avrebbe lasciati nei guai o, come molto laconicamente ha espresso un tifoso, con un’emoji, nella cacca.

Tralasciando da parte il fatto che, molto spesso, i tifosi di qualunque squadra sportiva siano portati a considerare giocatori e giocatrici come una sorta di “loro proprietà”, verso cui vantano diritti inalienabili, fra cui quindi anche quello all’offesa personale, e non come persone che vivono, agiscono, hanno affetti e una vita al di là del campo di gioco, è lampante che qui la componente implicitamente maschilista salti fuori.

La capitana che “si fa mettere incinta” prima dell’inizio del campionato manca di rispetto ai tifosi che, avendo pagato il proprio biglietto, possono anche farsi giudici delle sue azioni. Peccato che, oltre al non rispetto per la vita intima di una persona, ci sia anche parecchia confusione su un altro aspetto, quello della professionalità. Il perché è sintetizzato in questo commento:

Ma tutto sto buonismo verso un atleta che non rispetta un contratto??

Peccato che, su questo punto, a ben vedere, le conseguenze negative siano tutte a sfavore di Carli Loyd, eventualmente: essendo le atlete donne dilettanti, anche di fronte a collaborazione altamente professionali, le tutele in merito ai contratti sono davvero inesistenti o quasi; il recente Decreto Dignità ha inoltre annullato le già poche leggi che cercavano di offrire loro qualche forma di protezione, eliminando quindi la possibilità di pensione, malattia, infortuni, e ovviamente maternità.

Neppure la Costituzione, baluardo estremo della parità tra sessi, può nulla di fronte alle eccezioni previste nel caso di collaborazioni sportive. Carli Lloyd, quindi, si ritrova di fatto con un contratto che è carta straccia, e a ribadirlo ai poco attenti ci pensa una sua collega e compagna di team, Carlotta Cambi.

Carli, per ora, non risponde alle critiche, e in fin dei conti fa bene così. Perché, se in campo l’unico muro che deve affrontare è quello delle avversarie, con quello dell’ignoranza c’è ben poco da fare.

Auguri.

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