La parità di stipendio fra uomo e donna è diventata una questione di legge in Islanda. Si tratta del primo paese al mondo ad aver equiparato quanto percepisce un uomo e una donna a fronte di una prestazione lavorativa dello stesso livello.

A dover rispondere alla nuova norma, non saranno però tutti i datori di lavoro, ma solo gli uffici pubblici e aziende privati con più di 25 dipendenti. Questi ultimi saranno dunque chiamati a dimostrare che le lavoratrici donne vengono pagate quanto i colleghi uomini con apposite documentazioni. Qualora ciò non venisse rispettato, l’azienda di turno dovrà pagare una multa.

La legge non arriva per caso: ad ottobre, migliaia di donne islandesi avevano abbandonato il posto di lavoro allo stesso orario per protestare proprio perché i colleghi uomini percepiscono stipendi superiori a parità di mansione.

La legge per la parità di stipendio fra uomo e donna è l’ennesima dimostrazione che l’Islanda è un paese molto progressista per quanto riguarda la parità fra uomo e donna. A testimoniarlo il primato nella lista dei Paesi più progrediti nella parità di genere, stilata dal World Economic Forum. In questa speciale classifica dietro all’Islanda troviamo altri tre paesi nordici: Norvegia, Finlandia e Svezia. La lista è stata redatta tenendo in considerazione i seguenti parametri: donne in politica, livello di istruzione, presenza femminile nel mondo del lavoro e nel sistema sanitario.

In Italia? Nella classifica del World Economic Forum il nostro paese si trova all’82esimo posto su 144 nazioni, scendendo di 22 posizioni rispetto allo scorso anno.

Altro aspetto importante che dimostra quanto l’Islanda tenga alla parità di genere, è un sistema di congedo parentale condiviso, introdotto nel 2000, il quale prevede tre mesi per ogni genitore ma, qualora mamma o papà decidesse di rinunciare al suo trimestre potrà trasferirlo al compagno. Durante questo periodo i genitori ricevono l’80% dello stipendio.

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