Le "lettere da pedofilo" del medico a processo per aver violentato 299 pazienti, molti bambini

Il medico avrebbe annotato su dei quaderni dati e dettagli degli stupri ai danni di 299 pazienti, molti al di sotto degli 11 anni, e dovrà ora rispondere alle accuse nel processo a suo carico appena aperto in Francia.

Dopo il caso di Gisèle Pelicot, un’altra vicenda torbida ha scosso la Francia, con il processo, iniziato a Vannes nelle scorse ore, contro Joël Le Scouarnec, medico chirurgo accusato di aver stuprato 299 persone, perlopiù minorenni e in maggioranza bambini, tra il 1989 e il 2014.

Il medico, oggi 74enne, e già condannato a quattro mesi di prigione con la condizionale nel 2005 dal Tribunale penale di Vannes per possesso di immagini pedopornografiche, ha “ammesso la sua responsabilità” per la maggior parte delle accuse a suo carico, secondo il procuratore di Lorient Stéphane Kellenberger, che condurrà l’accusa a Vannes, ma il Tribunale penale di Morbihan potrebbe condannarlo a un massimo di 20 anni, in quello che si preannuncia essere il più grande processo contro un pedofilo mai tenutosi in Francia.

Le vittime di Le Scouarnec sarebbero 158 uomini e 141 donne, la maggior parte di età inferiore ai 15 anni, stuprate mentre erano sotto anestesia o si stavano riprendendo da operazioni in un arco di tempo di 25 anni; l’età media delle sue presunte vittime era di 11 anni.

Nel corso del processo, per la cui organizzazione sono serviti due anni e che durerà quattro mesi, le autorità sanitarie e ospedaliere locali dovranno anche rispondere ad alcuni interrogativi, ad esempio come sia stato possibile per Le Scouarnec continuare a lavorare in ben dodici strutture mediche pubbliche e private in Bretagna e nella Francia occidentale, per ancora una decina di anni dopo la condanna del 2005.

“C’era omertà – ha raccontato all’Observer Mauricette Vinet, il cui nipote Mathis era uno dei pazienti di Le Scouarnec – La gente sapeva ma non diceva nulla. Se non ci fosse stato questo silenzio, nel 2004 gli avrebbero proibito di vedere i bambini e ci sarebbero state molte meno vittime”.

Mathis Vinet aveva 10 anni quando fu ricoverato in ospedale per appendicite nel giugno 2007. Nel 2019 ricevette la visita della polizia, che gli raccontò cosa avevano trovato nei quaderni di Le Scouarnec, su cui il medico annotava con dovizia di particolare ogni dato relativo alle sue vittime, nome, cognome, indirizzo, nomi dei genitori. Quaderni che il chirurgo ha poi intitolato “lettere di un pedofilo”.

Mathis Vinet morì due anni dopo la visita della polizia, a 24 anni, per overdose, e i nonni credono fermamente che il presunto abuso, pur se sepolto nel subconscio del ragazzo, sia stata la causa profonda della vita caotica e della tossicodipendenza del loro nipote. “Quando la polizia gli ha detto quello che sapeva, è stato un inferno per lui. Gli è crollato il mondo addosso – ha spiegato Mauricette Vinet – Abbiamo cercato di sostenerlo, ma si è rifiutato di parlarne. Lo ha ucciso”.

L’avvocata Francesca Satta, che difende una delle vittime, indicata dal Guardian solo come “Marie” ha descritto Le Scouarnec come “estremamente perverso” e un “mostro” che usava il suo posto di lavoro come “terreno di caccia”, affermando che le vittime potrebbero essere anche 400. Almeno 12 casi sono infatti stati archiviati perché le accuse erano scadute per l’azione penale.

Satta ha detto che l’indagine ha aperto un “vaso di Pandora” per coloro che sono stati curati da Le Scouarnec, la maggior parte dei quali oggi ha tra i 30 e i 40 anni e solo ora viene a conoscenza del presunto abuso. Non sono stati loro ad andare alla polizia, ma la polizia che è andata da loro. “Ha causato una vera angoscia. Molte delle vittime avevano dai 5 ai 10 anni all’epoca, molte erano anestetizzate e incapaci di sapere cosa fosse successo. La maggior parte non ne aveva assolutamente idea. In ogni caso, erano bambini che non avrebbero riconosciuto la differenza tra un atto medico e un abuso sessuale. E lui era un medico. Loro e i loro genitori si fidavano di lui”, ha spiegato la legale.

I bambini potrebbero non ricordare cosa è successo loro, ma gli appunti meticolosamente scritti a mano da Le Scouarnec costituiranno la base del caso dell’accusa. Stéphane Kellenberger, il pubblico ministero di Lorient, ha affermato: “All’epoca, le vittime dormivano o erano sedate. Non erano in grado di percepire i fatti o di riferirli. Noto anche che il signor Le Scouarnec ha sottolineato la furtività delle sue azioni e le strategie che ha utilizzato per nasconderle”.

Le Scouarnec è stato assunto nel 1994 dalla clinica privata Sacré-Coeur a Vannes in Bretagna, trasferendosi poi nel 2004 all’ospedale pubblico di Lorient e poi a Quimperlé. Quell’anno gli agenti dell’FBI che indagavano su una rete internazionale che faceva circolare immagini di abusi sessuali su minori allertarono i servizi segreti francesi dopo aver notato che la carta di credito di Le Scouarnec era stata usata per accedere a un sito russo di abusi sessuali su minori nel dark web. Fu arrestato, condannato per possesso di immagini di abusi sessuali su minori nel 2005 e condannato a quattro mesi di reclusione con sospensione della pena. I suoi datori di lavoro furono allertati ma, di fronte alla carenza di chirurghi e alle difficoltà di reclutamento, non lo sospesero.

Nel 2006, un collega preoccupato denunciò Le Scouarnec a L’Ordre des Médecins, l’organismo professionale dei medici, che richiese il suo casellario giudiziale. Il ministero della Salute ne fu informato, ma non fu intrapresa alcuna azione. Nel 2008, Le Scouarnec fu assunto dall’ospedale Jonzac nella Charente-Maritime, dove informò il direttore della sua precedente condanna. Di nuovo, non fu intrapresa alcuna azione e continuò a esercitare.

Frédéric Benoist, avvocato dell’associazione per la tutela dell’infanzia La Voix de l’Enfant (La voce del bambino), parte civile nel caso, ha dichiarato all’Observer che si è verificata una “catena di fallimenti strutturali” nei sistemi giudiziari e sanitari del Paese che hanno permesso a Le Scouarnec di continuare.

Quando il chirurgo fu condannato nel 2005 per aver avuto accesso a immagini di abusi su minori, il tribunale non gli ordinò di sottoporsi a un trattamento psicologico e le autorità sanitarie non compresero la gravità del suo crimine. “Se queste istituzioni avessero agito correttamente, avrebbero potuto fermare Le Scouarnec molto prima. Ma ogni professionista al centro di queste istituzioni, che fosse legale o medico, non fece nulla e a causa della loro inazione lui fu in grado di continuare per 30 anni”, ha detto Benoist.

La portata dei presunti abusi di Le Scouarnec è stata scoperta solo nell’aprile 2017, quando la figlia di sei anni del suo vicino ha raccontato ai suoi genitori che “l’uomo con la corona di capelli bianchi” si era esposto e l’aveva aggredita sessualmente attraverso una recinzione rotta del giardino. La coppia si è rivolta alla polizia che, perquisendo la casa del medico, ha trovato dischi rigidi contenenti più di 300.000 foto e video di abusi sessuali su minori sotto un materasso, oltre ai quaderni che registravano i dettagli dei presunti abusi su pazienti bambini. Gli ufficiali hanno anche scoperto una collezione di bambole, alcune a grandezza naturale, sotto le assi del pavimento.

In una nota, Le Scouarnec avrebbe scritto: “Sono un pedofilo e lo sarò sempre”.

Nel dicembre 2020, Le Scouarnec è stato condannato a 15 anni di carcere per abusi sessuali su quattro bambine: la sua vicina di sei anni, una paziente di quattro anni e due sue nipoti, che avevano solo quattro anni quando sono iniziati gli abusi.

Al momento di questa condanna, la polizia stava già indagando su altre 299 accuse di presunto stupro e abusi sessuali su giovani pazienti, che saranno discusse durante l’apertura del processo questa settimana.

L’avvocato di Le Scouarnec, Thibaut Kurzawa, ha detto ai giornalisti francesi: “Aspetta di essere giudicato, di esprimersi, di dire ciò che ha da dire a ciascuna delle sue vittime. Fin dall’inizio è stato pronto a confrontarsi con la realtà, ad accettare le sue responsabilità”.

Ciononostante, il medico ha giurato di non aver mai penetrato con il pene nessuna delle sue vittime; in Francia, tuttavia, è da considerarsi stupro qualunque tipo di penetrazione che avvenga con oggetti o utensili.

In totale, Le Scouarnec dovrà rispondere per 111 stupri e 189 aggressioni sessuali, aggravate dal fatto di aver abusato della sua posizione di medico.

Il prossimo 19 maggio, inoltre, dovrebbero essere ascoltate le testimonianze di ex alti funzionari della sanità e dell’ospedale, che, pur essendo a conoscenza della condanna del 2005, non avrebbero impedito al medico di continuare a esercitare a contatto con i pazienti.

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