Julia Ducournau: "Le donne hanno preso a calci in c*lo quest’anno"

Vincitrice della Palma d'oro a Cannes con un film truculento ma denso di significati, la regista Julia Ducournau guarda fiera ai successi femminili nel mondo del cinema nel 2021 e dice: "Le donne hanno preso a calci in culo quest'anno".

A Cannes si è aggiudicata la Palma d’oro, seconda donna a riuscirci dopo Jane Champion per The Piano, nel 1993, con il suo Titane, in cui offre al pubblico l’immagine di una donna che diventa una spietata serial killer, con una sessualità sfacciata e che tenta persino di procurarsi un aborto da sola. Temi scottanti che hanno reso il film vietato ai minori di 16 anni in Francia e di 18 in Italia.

Ma quello che conta per Julia Ducuronau è soprattutto la grande presenza di donne premiate nel cinema quest’anno. Da Chloé Zhao e Frances McDormand agli Oscar con Nomadland, passando per Audrey Diwan, Leone d’oro a Venezia per La scelta di Anne – L’Événement, Alina Grigore vincitrice al Festival di San Sebastián con Blue Moon.

Non si può dire altro – ha affermato al Guardian – le donne hanno preso a calci in culo quest’anno.

Quando la giuria guidata da Spike Lee le ha dato la Palma d’oro, Ducournau li ha ringraziati per “aver riconosciuto il nostro bisogno affamato e viscerale di un mondo più inclusivo e fluido, e per aver lasciato entrare i mostri”. Quelli che anche Titane lascia uscire e mostra senza edulcorazioni.

Ma sbaglia chi pensa che il film sia solo una pellicola pulp, inaspettatamente vincitrice: secondo la sua regista, c’è molta umanità in Titane: “È l’ unica cosa di cui parla”, dice.

L’eroina di Titane è una giovane donna di nome Alexia che ha una placca di metallo in testa a seguito di un incidente, si guadagna da vivere facendo la ballerina sexy in un locale in cui ci si esibisce sulle automobili e uccide le persone.

Ripetendo un leitmotiv caro anche a una certa letteratura romantica, ma specchio anche di un’epoca in cui alle donne era permesso giusto essere brave madri e mogli (Vernon Lee ne è un esempio), Alexia si traveste da uomo mascherando il seno e una gravidanza in corso instaurando un rapporto paterno con un vigile del fuoco, che la protegge per la prima volta in vita sua, come suo padre non ha mai fatto.

Parigina, la trentottenne Julia Ducournau è figlia di una ginecologa e di un dermatologo. Ha studiato alla Sorbona e alla scuola di cinema francese d’élite La Fémis; con il suo film d’ esordio, Raw, nel 2016, ha scioccato il pubblico proponendo la visione psichedelica di una matricola universitaria, da sempre vegetariana, iniziata a mangiare la carne per un rito, e che da quel momento inizierà ad avere strane reazioni allergiche, istinti cannibali e pensieri prima mai fatti, mentre con il cortometraggio Junior, del 2011, esplorava il tema dei cambiamenti adolescenziali dell’identità di genere.

Gli argomenti trattati nei film di Ducournau non sono mai semplici, e c’è chi potrebbe pensare che la regista insista su una certa morbosità verso la violenza, ma in realtà lei spiega, in tutta semplicità:

Tutto nasce da qualcosa di molto personale – non ti dirò cosa, ma posso dirti che è ovunque nei miei film. Nessuno di loro è autobiografico, ma tutto nasce da qualcosa che ho in me.

Penso che leggere Edgar Allan Poe sia stato per me un momento che ha aperto uno spazio nella mia mente.

Quello di cui è certa, e fiera, è che la sua vittoria a Cannes abbia inferto un colpo notevole al cinema di genere: “I film di genere potevano esistere solo come cinema di nicchia. Sono molto felice che questo premio dimostri l’opposto”.

Appassionata di horror fin da bambina, ha diretto due episodi della serie TV Servant per M Night Shyamalan negli USA. Titane arriverà nei cinema il 31 dicembre.

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