I soldi, a quanto pare, fanno davvero la felicità. A rivelarlo uno studio realizzato dai ricercatori delle Università della Pennsylvania e della Princeton che è stato pubblicato dalla National Academy of Sciences.

Nel 2010 Daniel Kahneman, un economista e psicologo vincitore del Premio Nobel, assieme ad Angus Deaton hanno svolto uno studio per la Princeton University, rilevando che la felicità e la soddisfazione verso la propria vita tendevano ad aumentare se si guadagnava di più, ma solo fino a alla soglia dei 75.000 dollari annui. Una soglia corretta, però, nel 2021 da Matthew Killingsworth, ricercatore senior presso la Wharton School dell’Università della Pennsylvania, che ha scoperto che la felicità non si stabilizza dopo $ 75.000 annui, ma continuerebbe a crescere anche dopo il raggiungimento dei $ 200.000.

Date le discrepanze tra i risultati, le due università hanno quindi deciso di svolgere un terzo studio, stavolta insieme, in quella che viene definita collaborazione contraddittoria, con la professoressa Barbara Mellers, della Penn Integrates Knowledge University, a fare da arbitro.

Kahneman e Deaton hanno raccolto oltre 450.000 risposte al Gallup-Healthways Well-Being Index, un sondaggio quotidiano condotto su 1.000 residenti negli Stati Uniti condotto dalla Gallup Organization nel 2008-09, mentre Killingsworth ha usato le risposte di 33.391 adulti statunitensi impiegati a cui è stato chiesto di misura il proprio livello di felicità tramite un’app, sviluppata dallo studioso stesso, chiamata Track Your Happiness. In particolare, è stato chiesto loro “Come ti senti in questo momento?” su una scala che andava da “molto male” a “molto bene”.

Kahneman e Deaton hanno concluso sviluppando un “modello di appiattimento“, secondo cui la media dei punteggi di felicità sale fino a un reddito soglia e poi si stabilizza (per l’appunto ai 75 mila dollari); Killingsowrth ha invece trovato una correlazione tra la felicità media provata e un reddito che si estende oltre i 200 mila dollari.

La conclusione a cui il terzo studio è giunto è che c’è una minoranza infelice, la cui infelicità diminuisce con l’aumentare del reddito fino a una soglia, poi non fa più progressi, e una maggioranza più felice, in cui la felicità continua a crescere con il reddito anche nella fascia alta dei redditi.

Naturalmente, i due studi devono essere analizzati anche tenendo conto del periodo storico in cui sono stati eseguiti; il primo risale, come detto, al 2008-09, il secondo agli anni compresi tra il 2009 e il 2015.

Lo studio ha anche scoperto che il denaro può influenzare la felicità in modo diverso, a seconda del reddito. Tra coloro che percepivano un reddito basso si è constatato che le persone più infelici tendevano a sentirsi molto meglio dopo un aumento, rispetto a coloro che, pur guadagnando poco, si sentivano felici. A ogni modo, si è determinato che “nella fascia inferiore di reddito la felicità aumenta molto più rapidamente rispetto alla fascia più alta”.

Nella sua dichiarazione, Killingsowrth ha chiarito che il denaro “è solo uno dei tanti fattori determinanti della felicità”. E ha aggiunto: “Il denaro non è il segreto della felicità, ma con ogni probabilità può aiutare a sentirsi meglio”.

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