La fisica e filosofa italiana Laura Bassi è stata la prima donna a conseguire un dottorato in scienze e la prima professoressa stipendiata in un’università. Un primato davvero invidiabile.

Ottenere una posizione come professore in una stimata università è, anche per gli standard moderni, un risultato impressionante di per sé. Ma raggiungere questo traguardo nell’Italia del diciottesimo secolo essendo, tra l’altro, una donna, ha dell’incredibile.

Bassi riuscì in questa straordinaria impresa al culmine dell’età dell’Illuminismo, quando l’industria della scienza era in piena espansione e gli studiosi chiedevano a gran voce status e riconoscimento. Era il dicembre 1732 quando l’Università di Bologna la nominò ufficialmente professoressa di filosofia naturale, trascurando il suo sesso biologico a favore delle sue incredibili doti accademiche.

Secondo lo storico della scienza Alberto Elena si trattava di un deliberato tentativo da parte della città di Bologna di aumentare il proprio prestigio e la propria fama. Elena ha dichiarato che l’incarico “è stato assegnato non su sua richiesta [di Bassi], ma perché le autorità universitarie hanno voluto riconoscere il suo talento; fu anche, forse, un modo per la città di Bologna di farsi pubblicità promuovendo questa illustre studiosa”.

Bassi era la figlia dell’avvocato progressista Giuseppe Bassi e della moglie Maria Rosa Cesari. Da bambina, Bassi era un vero prodigio, dotata com’era di un’intelligenza fuori dal comune, ed ebbe una (vastissima) educazione privata. Si specializzò in materie all’epoca definite “maschili”, come la matematica, il latino, la metafisica e la filosofia.

Sviluppò inoltre un particolare interesse per le teorie della meccanica classica di Isaac Newton dal quale si sarebbe fatta ispirare anche a livello professionale. Suo marito, il medico e professore Giovanni Giuseppe Veratti, aveva grande stima di lei, tanto che i due lavorarono a lungo insieme su un piano di parità. I due formarono un formidabile sodalizio professionale molto simile a quello di Marie e Pierre Curie.

In quanto donna, alla Bassi fu precluso l’esercizio dei suoi pieni diritti e doveri di docente universitario. Poteva insegnare solo occasionalmente e questi eventi rari erano trattati più come spettacoli pubblici che come lezioni regolari. La risposta della Bassi, con l’appoggio del marito, fu quella di convertire la propria abitazione in un’università.

Dalla loro casa di Bologna i due diedero lezioni private, ospitarono studiosi locali e in trasferta e condussero audaci esperimenti, in particolare con la (allora) nuova entusiasmante scoperta dell’elettricità. “Bassi e Veratti non hanno badato a spese per acquistare le attrezzature più moderne per il loro laboratorio domestico”, ha scritto la storica della scienza Paula Findlen.

Quando compì sessantacinque anni, alla Bassi fu assegnata la Cattedra di Fisica Sperimentale presso l’Istituto di Scienze di Bologna, facendo la storia. Solo due anni dopo, nel 1778, morì lasciandosi però alle spalle una carriera straordinaria che mai sarebbe stata dimenticata.

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