I social, e in particolare Instagram, sono sempre più pieni di contenuti relativi alla genitorialità e per le mamme è diventato davvero difficile ignorare i post delle momfluencer, che postano immagini di una maternità idilliaca, con capelli perfetti, organizzazione perfetta, una casa perfetta e bambini sempre educati e sorridenti.

La realtà, lo sappiamo, è ben diversa, ma vedere continuamente certi post ha davvero delle conseguenze pericolose per la salute mentale delle mamme: lo dimostra uno studio pubblicato su Computers in Human Behavior, che spiega come il confronto con immagini di “maternità idealizzata” può aumentare l’ansia, l’invidia e il senso di paragone, mettendo sotto pressione la salute mentale.

Ciera Kirkpatrick, PhD, professoressa assistente presso l’Università del Nebraska-Lincoln, e una delle due autrici dello studio, ha riflettuto sul fatto che la “glorificazione” della maternità non è affatto una cosa nuova: “Negli anni ’70 e ’80, le rappresentazioni idealizzate della maternità erano presenti su tutte le riviste sotto forma di ‘profili di mamme celebri’. Oggi, invece, sono su tutti i social media“, ha spiegato la professoressa a Motherly.

E se negli anni ’70 e ’80 forse non era così facile finire sulla copertina di qualche rivista, tutti oggi possono usare i social media, dalle nostre vicine di casa alle maggiori influencer.

Kirkpatrick ha ammesso a Motherly che anche lei, che è una neo mamma, ha subito gli effetti della maternità mostrata sui social e sentiva che stavano avendo un effetto negativo su di lei. “Quando ho notato che mi confrontavo con le rappresentazioni della maternità sui social media e che mi sentivo male dopo averlo fatto, mi sono appassionata sempre di più a questo argomento e a come incanalare questo fenomeno nella mia ricerca per aiutare altre madri“, ha raccontato.

La teoria secondo cui gli influencer dei social media possono avere effetti negativi sulla vita degli utenti non è certo una novità, ma la ricerca della dottoressa Kirkpatrick si distingue perché, oltre a cercare la correlazione tra le due cose, cerca anche la casualità.

Kirkpatrick e la sua coautrice, la dottoressa Sungkyoung Lee, hanno chiesto a 464 neo mamme di esaminare 20 post su Instagram, 10 tratti dagli account di “mommy influencer” e 10 tratti dagli account di “mamme di tutti i giorni“.

Metà dei post rappresentavano una maternità idealizzata e perfetta, mentre l’altra metà era una rappresentazione più autentica della vita delle madri.

Alle neomamme è stato poi chiesto di valutare i loro sentimenti di confronto sociale, invidia e ansia. I risultati hanno mostrato che, quando le neomamme erano esposte a rappresentazioni idealizzate della maternità, avevano livelli più elevati di invidia e ansia. “Ed è interessante notare che non importava se la rappresentazione idealizzata proveniva da un’influencer dei social media o da un utente medio di Instagram“, ha specificato la dottoressa Kirkpatrick.

Kirkpatrick ha sottolineato che, in particolare, il periodo post-partum è un momento di grande vulnerabilità emotiva, in quanto diventare madre per la prima volta porta con sé grandi cambiamenti.

Nonostante questa ricerca, anch’io mi ritrovo a postare quelle che alcuni considererebbero rappresentazioni idealizzate: è così facile e allettante farlo“, ha ammesso a Motherly la dottoressa Kirkpatrick. “Come esseri umani, vogliamo mostrare le parti felici e positive della nostra vita. Ma a causa di questa ricerca, ho cercato di mettere in evidenza anche le difficoltà e le sfide“.

Tutto sta nel curare il proprio feed per trovare il giusto equilibrio. “Credo sia importante che, pur pubblicando contenuti positivi, si ritragga anche la realtà della maternità, perché parlare delle difficoltà può aiutare le madri“, ha spiegato Kirkpatrick, “Essere mamma è già abbastanza difficile, non dobbiamo renderlo ancora più difficile l’una per l’altra!“.

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