Lui si chiama Tim Chevalier ed è un ingegnere transgender e disabile che è stato licenziato dopo aver lavorato per Google tra dicembre 2015 e novembre 2017. Non è la prima volta che succede in una delle aziende più importanti al mondo: basti pensare al caso di James Damore che sarebbe stato allontanato per aver reso pubbliche le sue posizioni sulle donne e sulle minoranze a Mountain View. Ora, invece, a sollevare un polverone è l’ingegnere Tim che ha fatto causa a Google dopo che il colosso del web lo ha mandato a casa, come scrivono i media internazionali come il The Guardian. La sua “colpa”? Quella di aver espresso posizioni a favore di donne, neri e minoranze. Nello specifico si fa riferimento a chat internet, utilizzate esclusivamente dai dipendenti dell’azienda, in cui Chevalier avrebbe condiviso post che prendevano di mira le idee contenute nel “manifesto” pubblicato in estate da James Damore.

Tim sarebbe stato convocato a settembre dalle risorse umane di Google, come ricostruiscono i media americani, e lì sarebbe cominciata la procedura di licenziamento: sarebbe stato chiamato per discutere dei contenuti condivisi nelle chat aziendali che, essendo considerate troppo discriminatorie contro gli uomini bianchi, hanno spinto il colosso del web a licenziarlo. Google, però, ha respinto ogni accusa ribadendo di aver sempre favorito il dialogo, la discussione interna anche se – fanno sapere – non può essere giustificata alcuna forma di stereotipo su genere o etnia.

James Damore – come ricorderete – aveva realizzato un documento di 10 pagine in cui ribadiva che le differenze biologiche tra uomini e donne avrebbero potuto giustificare la disparità di trattamento; poi si scagliava contro Google poiché avrebbe favorito le minoranze etniche, discriminando di fatto gli uomini bianchi. Manifesto da cui Google ha preso le distanze licenziando – anche in questo caso – l’ingegnere. Damore, dal canto suo, aveva risposto scrivendo al Wall Street Journal e definendo Google “una cassa di risonanza dell’ideologia”.

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