*** Aggiornamento del 15 luglio 2021 ***

La pandemia potrebbe tenere 11 milioni di ragazze lontane da scuola, con effetti che sono potenzialmente devastanti sulla loro salute, la loro sicurezza e il loro benessere. Secondo Save the Children, infatti, nei Paesi più poveri in generale i bambini hanno perso il 60% in più di giorni di scuola rispetto ai coetanei, con un’aggravante per le bambine che, nei Paesi a basso reddito, hanno totalizzato mediamente il 22% in meno di giorni di scuola rispetto ai coetanei maschi. Le conseguenze dell’abbandono scolastico, per le bambine, sono ovviamente quelle dello sfruttamento e dei matrimoni giovanili, con gravidanze precoci.

La denuncia di Save the Children arriva nel corso del Women-20 Summit, una tre giorni di incontri e dibattiti dedicati all’empowerment femminile, che per la prima volta ha avuto una sessione dedicata proprio ai diritti delle bambine e delle ragazze, con l’ascolto delle loro richieste e testimonianze.

Essere riusciti oggi a portare al Summit Women 20 la voce delle bambine e ragazze e avere una sessione dedicata interamente a loro, ci riempie d’orgoglio e di speranza affinché la lotta alla discriminazione e agli stereotipi di genere possa diventare presto un argomento centrale nell’agenda politica – dichiara Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia – Solo se si daranno opportunità alle bambine di oggi, potremo avere una generazione di donne consapevoli e protagoniste dello sviluppo sociale ed economico domani. Perché ciò avvenga, è necessario che i capi di Stato e di Governo del G20 diano priorità all’istruzione nei loro piani di ripresa, incrementando gli investimenti per colmare il gap tra le ragazze e i loro coetanei maschi, sostenendo al contempo il loro diritto ad una partecipazione significativa alla vita pubblica.

Fatarella aggiunge:

Occorre dare una risposta immediata ai 132 milioni di bambine che già prima della pandemia non avevano la possibilità di andare a scuola e alle tante altre che, nell’ultimo anno, si sono aggiunte a questo esercito silenzioso e sterminato. Oggi siamo qui per rappresentare ognuna di loro, per farle uscire dall’ombra, con determinazione e tenacia, quelle stesse qualità che tante dimostrano di possedere fin da piccole e che dobbiamo coltivare e rafforzare. Occorre intervenire immediatamente con azioni coordinate e strutturate a livello globale per assicurare il diritto ad un’istruzione di qualità, garantendo alle bambine e alle ragazze le stesse opportunità educative dei loro coetanei maschi. A questo scopo è necessario delineare un preciso quadro di obiettivi e responsabilità chiari, sostenuti da un supporto tecnico e finanziario.

I dati diffusi sono davvero impietosi:

  • in tutto il mondo le ragazze e le giovani rappresentano il 59% dei giovani analfabeti, con picchi più alti in Africa subsahariana, Medio Oriente, Nord Africa e Asia meridionale.
  • nei Paesi a basso reddito, per ogni 100 giovani uomini che completano la scuola secondaria, solo 69 giovani donne riescono a raggiungere lo stesso traguardo.

Le cose, nonostante tutto, non vanno meglio nel nostro Paese per quanto riguarda la parità di genere:

  • alla fine della scuola primaria, le bambine ottengono risultati in matematica mediamente inferiori di 2,5 punti rispetto ai coetanei maschi.
  • nelle materie scientifiche, solo una ragazza su 8 si aspetta di lavorare come ingegnere o in professioni scientifiche, a fronte di uno su 4 tra i maschi.
  • i ragazzi sono più presenti fra i diplomati nei licei scientifici – il 26% di tutti i diplomati rispetto al 19% delle ragazze.
  • solo il 22% delle ragazze si diploma in istituti tecnici, quasi la metà rispetto ai maschi (42%).

Anche per questo, cruciale, secondo Save the Children. sarà l’appuntamento del 30 e 31 ottobre, tra i capi di Stato e di Governo del G20, per cercare di influenzare positivamente e convincere i governi a investire nell’istruzione delle ragazze e a sostenerne il diritto a una partecipazione attiva, anche attraverso il sostegno tecnico e finanziario a tutte le reti autonome guidate da ragazze che in tutto il mondo si stanno attivando cambiare le cose.

*** Articolo originale del 15 ottobre 2020 ***

Per colmare il gender gap servono altri 257 anni: lo dicono i dati del World Economic Forum, che riporta anche lo stipendio medio di una donna in un anno, ancora fermo a 11.500 dollari, quasi la metà rispetto allo stipendio medio annuale dell’uomo di 21.500 dollari.

Nella classifica relativa al divario di genere, il nostro Paese si trova al 76esimo posto su 153 paesi al mondo: non un dato di cui essere orgogliosi. Di questo e molto altro si occupa Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale dell’Istat e Chair del W20 (Women20), che si terrà in Italia nel corso del prossimo anno.

Il W20 è uno degli engagement group del G20, il vertice dei Capi di Stato e di Governo delle principali economie mondiali. Parlando con Repubblica (di cui è stata anche editorialista), Sabbadini ha spiegato quello che sarà il suo ruolo nella prossima edizione.

L’Italia guiderà il W20 con molta determinazione. Il mondo deve molto alle donne per il baluardo che hanno rappresentato nella lotta contro il Covid-19. C’è un problema di diritti delle donne che deve essere risolto. Ma c’è anche un problema di crescita e di disuguaglianze sociali. Crediamo che l’uguaglianza di genere debba diventare un punto cruciale strategico dell’Agende dei governi, perché avanzare nell’uguaglianza di genere fa aumentare il Pil dei nostri Paesi e aiuta a ridurre le disuguaglianze sociali. Le donne sono la metà del mondo, saranno le protagoniste di una vera ripresa equa e sostenibile.

Secondo i dati dell’Ocse, nel 2016 in Italia la differenza in busta paga riportata era del 5,6%, mentre nel Regno Unito del 16,8% nel 2016 e del 16,0% nel 2019. E negli Stati Uniti si arriva addirittura a un 18,5%, una percentuale che lascia sgomenti. Compito del W20 è proprio analizzare questi dati e fare delle proposte ai leader mondiali per ottenere l’agognata gender equality, che sembra essere ancora una chimera.

Chi è Linda Laura Sabbadini

Nata a Roma nel 1956, Linda Laura Sabbadini è considerata una pioniera degli studi di genere. Scienziata statistica di fama mondiale, è direttrice Centrale dell’ISTAT e ha fatto parte della Task Force Colao durante la seconda fase dell’emergenza legata al COVID-19. In particolare, durante gli anni come dirigente per l’ISTAT ha portato avanti dal 1985 al 2000 una ricerca basata su variabili sociali diverse, come la situazione delle donne, il benessere della società, la povertà e l’ambiente.

Negli ultimi anni è stata protagonista del rinnovamento delle scienze statistiche, continuando a valorizzare i dati sulle categorie in passato spesso escluse, come le donne, i ragazzi e i bambini, i disabili e i poveri. Oltre ad aver svolto un ruolo attivo in diverse commissioni a livello nazionale, ha partecipato a conferenze in tutto il mondo su questi temi, portando il suo contributo alle campagne di ONU, Eurostat e OCSE e pubblicando decine e decine di contributi scientifici.

In un’intervista per dire.it, rilasciata durante i mesi del lockdown, Linda Laura Sabbadini ha parlato della situazione delle donne durante la pandemia: su quasi 10 milioni di lavoratrici, circa 6 milioni e mezzo non si sono mai fermate, perché impiegate nel servizio sanitario, nell’istruzione e in altri settori chiave. Nonostante questo, sono state sottoposte a un carico maggiore, soprattutto dal punto di vista familiare.

I lavori di cura e extradomestici si sovrappongono come orari. Questo si traduce in un forte sovraccarico di lavoro di cura, perché la presenza di bambini tutto il giorno significa prendersene cura al di là delle mansioni tradizionali e, soprattutto, dal punto di vista dei compiti dell’assistenza scolastica.

Questo ha portato innegabilmente a situazioni stressanti, ma alla lunga potrebbe aver contribuito a cambiare le dinamiche di suddivisione dei ruoli in casa.

Sarà interessante vedere se questo nuovo modello di convivenza a cui siamo purtroppo costretti all’epidemia non porterà ad una riconfigurazione dei ruoli all’interno della famiglia, e quindi anche a una maggiore partecipazione degli uomini nella divisione dei carichi familiari.

Donne nel Sessantotto

Donne nel Sessantotto

Sedici ritratti di donne che sono state protagoniste del Sessantotto, da Franca Viola a Patty Pravo.
23 € su Amazon

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!
  • Storie di Donne