Luana D’Orazio aveva 22 anni e non è la sola: morire sul lavoro nel 2021

Luana D'Orazio aveva solo 22 anni; è morta intrappolata nel macchinario a cui stava lavorando. Le "morti bianche" sono ancora un piaga tremenda del nostro Paese, persino in crescita rispetto al 2021.

Luana non aveva ancora 23 anni, e un bambino di 5, Alessio, a cui provvedeva lavorando come operaia in una fabbrica tessile. La sua vita è finita poco prima delle 10 del 3 maggio, in un modo orribile, intrappolata in un macchinario.

Si è andata così ad aggiungere a un elenco straziante che solo nei primi cinque mesi del 2021 ha visto morire 120 lavoratori, praticamente uno al giorno. Tutto a ridosso dal Primo Maggio, che celebra proprio i lavoratori, ma anche la storia terribile di quelle che sono chiamate le morti bianche.

La morte di Luana D’Orazio

Viveva a Pistoia, Luana, ma lavorava in una fabbrica tessile, Orditura Luana, a Oste di Montemurlo, nella provincia pratese; poco dopo le 11 la giovane sarebbe rimasta impigliata nel rullo dell’orditoio a cui stava lavorando, venendo letteralmente risucchiata dal macchinario. Inutili i tentativi dei colleghi di fermare la macchina: quando ci sono riusciti, il corpo di Luana era ormai stato straziato, e a nulla sono valsi i soccorsi giunti sul luogo dell’incidente.

Dopo la tragedia sono arrivati moltissimi messaggi di cordoglio, in primis da parte delle autorità locali; il sindaco di Montemurlo, Simone Calamai, ha parlato di “tragedia che colpisce tutta la comunità e mi stringo in segno di cordoglio, anche a nome di tutta l’amministrazione comunale, alla famiglia della giovane. Aveva avuto un figlio da poco, era felice. Siamo vicini al piccolo e a tutta la famiglia”.

“Provo un grande senso di ingiustizia, di rabbia e un dolore immenso”, sono invece le parole del sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi; la sezione pratese di Cgil, Cisl e Uil e Filctem, Femca Uiltec, scrive invece “È inconcepibile continuare a morire sul lavoro. È ancor più inaccettabile la morte di lavoratori giovanissimi, oggi di una giovanissima madre”.

Il Presidente di Regione Eugenio Giani ne ha parlato sui social.

Non si può morire sul lavoro a nessuna età. Luana, una giovane mamma di 23 anni è rimasta coinvolta in un incidente sul...

Pubblicato da Eugenio Giani su Lunedì 3 maggio 2021

Ma anche i segretari nazionali dei principali sindacati hanno inviato i loro messaggi di vicinanza: così Pierpaolo Bombardieri, Uil:

A 22 anni si ha una vita davanti, a 50 si ha una famiglia alle spalle, in tutte le età si hanno progetti e sogni da realizzare. Morire ancora sul lavoro non è accettabile. Quasi ogni giorno, una lavoratrice, un lavoratore si reca al lavoro e non fa più ritorno a casa. Certo poi ci sono le verifiche, le inchieste, le multe, i risarcimenti, ma la vita non si può risarcire o monetizzare. Dobbiamo riportare centrale il tema della sicurezza sul lavoro nelle aziende.

Mentre la Cisl riporta del parole del segretario generale Luigi Sbarra:

Come detto, purtroppo, il caso di Luana è tutt’altro che isolato; solo tre mesi fa nella sola provincia di Prato, stavolta a Montale, ha perso la vita il ventiduenne Sabri Jaballah, anche lui operaio in una ditta tessile, rimasto schiacciato sotto una pressa; le morti bianche sono una piaga ancora oggi terribile del nostro Paese, con numeri che fanno accapponare la pelle.

I numeri delle morti bianche: una vittima al giorno nei primi mesi del 2021

Siamo appena al quinto mese dell’anno, ma già la conta dei morti sul lavoro è tristemente lunga: parliamo di 120 persone nel solo periodo compreso tra il 1° gennaio e il 1° maggio, secondo quanto riporta l’Anmil, Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro: fra i morti si contano coloro che hanno perso la vita svolgendo il proprio lavoro o lungo il tragitto per raggiungerlo.

Ma la situazione potrebbe essere persino più drammatica, come si evince dalle parole del presidente Inail Franco Bettoni, a cui, solo nei primi tre mesi del 2021, sono arrivate 185 denunce di infortuni sul lavoro con esito mortale, “diciannove in più rispetto a quelle registrate nel primo trimestre 2020. Ma sono dati ancora provvisori e per quantificare il fenomeno è necessario attendere il consolidamento dei dati dell’intero 2021”, ha spiegato a L’Espresso. Nel conteggio Inail vengono inseriti anche le morti di chi ha contratto il Covid a lavoro, che nel periodo tra marzo 2020 e marzo 2021 sono state 551 (l’82,8% sono uomini).

Anche Alessandro Genovesi, segretario generale di Fillea Cgil, che è il sindacato di riferimento per il settore dell’edilizia, ha fornito dati più o meno simili: “Nel periodo tra gennaio e febbraio del 2020 e lo stesso lasso di tempo del 2021 c’è stato un aumento delle morti sul lavoro del 170%. Un trend in crescita, che esula dalla pandemia visto che il periodo di riferimento sono i primi mesi dello scorso anno, con l’Italia ancora ‘aperta'”.

Fra i mondi più colpiti dalle tragedie lavorative ci sarebbero proprio quello dell’edilizia, assieme a quello dell’agricoltura. Ma è innegabile che buona parte della responsabilità sia da imputare al lavoro nero, con imprese, soprattutto medie e piccole, che per risparmiare sui costi non forniscono nessuno strumento di sicurezza ai propri lavoratori.

Fra le vittime di questi primi cinque mesi dell’anno, oltre a Luana e a Sabri, figurano Flamur, operaio cinquantenne di uno stabilimento Amazon nell’alessandrino, morto dopo che la trave del deposito di smistamento in cui stava lavorando assieme ad altre cinque persone ha ceduto; Natalino, di 49 anni, morto nel porto di Taranto mentre, sulla sua gru, lavorava alle operazioni di carico su una nave di pale eoliche. Mattia, ventitreenne operaio edile travolto da una pesante impalcatura a Montebelluna, Treviso. Antonio, 58 anni, schiacciato dall’escavatore che manovrava; Vittorio di 63 anni, che in provincia di Ragusa è stato ucciso dal suo mezzo agricolo; Giovanni, operaio di 51 anni che è caduto dal tetto del carcere di Secondigliano, a Napoli, dove stava lavorando; Giorgia, 27 anni, caduta dalla scala mentre faceva le pulizie e morta dopo aver sbattuto la testa.

In Italia la sicurezza sul lavoro è disciplinata dal Testo Unico della sicurezza sul lavoro pubblicato con il D.Lgs. 81/2008 e poi modificato dal Decreto Legislativo n.151/2015, elaborato recependo le direttive comunitarie basate sul principio della programmazione e della partecipazione dei soggetti coinvolti nel processo di miglioramento delle condizioni di prevenzione e di tutela della salute sul luogo di lavoro; nel Testo sono elencate le misure generali di tutela del sistema di sicurezza aziendale, integrate dalle misure di sicurezza previste per settori o rischi specifici, e viene sottolineato il ruolo fondamentale delle attività formative, sia per i lavoratori che per le figure interessate dalla materia della sicurezza e prevenzione sul luogo di lavoro, secondo le indicazioni dell’Accordo Stato Regione del 21 dicembre 2011, allegato A.

Alla luce delle tante tragedie che ancora si consumano sui posti di lavoro, però, forse è opportuno ripensare a queste politiche, attuando controlli periodici più serrati per garantire il vero rispetto delle norme di sicurezza.

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