"Si dice ‘piantare in Nasso’. NON ‘in asso’": Luca Ward distrugge certezze sui social
Un post di Luca Ward distrugge le nostre certezze linguistiche: si dice "piantare in asso" o "piantare in Nasso"? Anche la Crusca si è espressa a riguardo.
Un post di Luca Ward distrugge le nostre certezze linguistiche: si dice "piantare in asso" o "piantare in Nasso"? Anche la Crusca si è espressa a riguardo.
Conosciamo Luca Ward per lo smisurato talento da attore e doppiatore che lo ha fatto diventare la “voce” di alcuni dei più importanti attori di Hollywood, ma mai ci saremmo aspettati che stavolta avrebbe “scatenato l’inferno” – per citare la frase di uno dei suoi personaggi cult, Massimo X Meridio, Il Gladiatore, interpretato da Russell Crowe – su una questione linguistica.
Eppure, un suo post ha seminato il panico e fatto praticamente crollare anni di certezze, quando ha fatto notare che il famoso detto “piantare in asso”, non sarebbe esattamente così, ma che in realtà la vera espressione sarebbe “piantare in Nasso”.
Sotto il suo post si è scatenata una vera e propria tempesta di commenti, la gran parte dei quali sottolineava lo shock provocato dalla scoperta.
Ma le cose stanno davvero così? È proprio vero che la gran parte di noi ha riportato per tutta la vita un modo di dire in maniera sbagliata?
Sull’argomento si è espressa nientemeno che l’Accademia della Crusca, che ha rivelato che, in realtà, entrambe le espressioni potrebbero andare bene, perché dotate ciascuna di un senso logico.
I dizionari sincronici contemporanei riportano solo la forma in asso – si legge sul sito della Crusca – dunque, ad oggi, la forma più comune sembrerebbe lasciare/piantare in asso, e l’ipotesi etimologica più accreditata è che essa derivi dal gioco delle carte (l’asso come carta che in molti giochi ha valore ‘uno’) o, più probabilmente, dal fare il punto più basso (cioè l’uno) al gioco dei dadi, come riporta, tra gli altri, il Migliorini-Duro 1958, ripreso a sua volta dal DELI. Tale teoria era ritenuta valida già nel XVIII secolo come ci conferma il testo settecentesco di Sebastiano Pauli sui Modi di dire toscani ricercati nella loro origine.
Secondo la Crusca l’espressione “lasciare/piantare in asso” è presente nella lingua italiana fin dal XIII secolo, quando sembra comparire in un testo anonimo bolognese intitolato Serventese dei Lambertazzi e dei Geremei, mentre il GDLI (Grande Dizionario della Lingua Italiana) attesta la forma “piantare in asso” nella novella La coda del diavolo di Verga, pubblicata in Primavera e altri racconti nel 1876 (“È padrona di staccarvi dal braccio di un amico, di farvi piantare in asso la moglie o l’amante”).
Tuttavia, la Crusca stessa ammette che, a partire dal XVI secolo, accanto all’espressione “lasciare in asso” si registra anche la presenza della variante lasciare in Nasso, legata alla mitologia greca e, in particolare, al mito di Arianna, abbandonata da Teseo proprio sull’isola delle Cicladi dopo che lei lo aiutò a fuggire dal labirinto del Minotauro. Gli Accademici della Crusca inseriscono il proverbio “lasciare in Nasso” già dalla prima impressione del Vocabolario del 1612.
Ma quindi chi ha ragione? Luca Ward che sostiene che si dica “piantare in Nasso” o chi per anni ha detto “piantare in asso”? La risposta, anche seguendo le indicazioni della Crusca, è entrambi.
lasciare in Nasso e lasciare in asso convivono da secoli nell’italiano e né l’una né l’altra forma possono oggi essere considerate errate – scrive la Crusca – Ancora non siamo in grado di stabilire con certezza quale sia la vera origine del modo di dire, sebbene gli strumenti moderni sembrino prediligere la variante in asso, oggi più comune, mettendo spesso fortemente in dubbio la derivazione mitologica che avrebbe dato vita a lasciare in Nasso.
1 a 1 e palla al centro, dunque. La prossima volta che Luca Ward intende distruggere le nostre certezze, però, che ci avverta prima!
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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