Nel lontano 1945, a Salerno, quando la Seconda Guerra Mondiale giungeva alla sua fine lasciandosi alle spalle tanto dolore e morte, a donare nuova speranza al popolo italiano fu la commovente storia di Lucia Pisapia, detta Mamma Lucia.

Fin dal 1943, Mamma Lucia si era impegnata a recuperare e a dare sepoltura a oltre 700 salme di persone morte nella zona di Cava de’ Tirreni in seguito agli attacchi dei tedeschi e delle forze alleate. Un’opera mastodontica nella sua portata, che Mamma Lucia svolse con la più sincera umiltà, lontano da sguardi indiscreti.

Per Lucia il pensiero di quei giovani abbandonati ai lati delle strade come sassi senza valore era insopportabile. Una notte sognò addirittura una landa desolata con otto croci divelte dal terreno accanto alle quali otto soldati la supplicavano di dare loro la giusta sepoltura, in modo che le loro madri potessero piangerli e ricordarli.

Lucia, terziaria francescana iniziò subito a darsi da fare raccogliendo i resti di quei poveri morti rimasti insepolti. Sebbene lei non avesse rivelato a nessuno le sue intenzioni, pian piano in città si sparse la voce di quel che stava facendo e la sua storia cominciò ad attirare folle di curiosi.

Molti suoi concittadini cercarono di aiutarla, comunicandole i luoghi in cui con ogni probabilità avrebbe potuto trovare non solo resti umani ma anche effetti personali: stivali, fotografie, divise rovinate dalla pioggia e dagli animali selvatici ma ancora lì, da qualche parte tra il fango.

“Quel sogno non mi dava tregua”, disse una volta ai giornalisti. “Allora indirizzai una lettera al comando alleato che diceva così: avete ormai vinto, l’odio è terminato ed io vi scrivo come una semplice mamma. Permettetemi di sistemare i cadaveri perduti”.

Nonostante il pericolo costante di saltare in aria a causa delle tante mine ancora nascoste nel terreno, Mamma Lucia non demorde e la sua determinazione è incrollabile. Raccoglie e ricompone resti di soldati appartenenti all’uno e all’altro schieramento, senza fare differenze. Lucia fu la prima ad attivarsi in questa nobile impresa. Nel resto d’Italia si dovette aspettare il 1951 affinché si provvedesse al censimento e alla sepoltura delle salme dei militari e dei civili deceduti durante la guerra.

Al termine ufficiale della guerra, tutti i giornali cominciarono a parlare di Mamma Lucia. Dal Corriere della Sera all’Osservatore Romano, nessuno seppe resistere al fascino della storia commovente di questa donna tenace.

Anche Papa Pio XII volle donare a Mamma Lucia una medaglia d’argento al valore, mentre nel 1951 le venne conferita la Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca. Nel 1959 ottenne dal Presidente della Repubblica l’onorificenza di Commendatore della Repubblica Italiana. Radio Stoccarda, di lì a breve, esclamerà entusiasta: “un popolo che ha saputo dare al mondo una mamma Lucia merita tutto il nostro amore, tutta la nostra gratitudine e tutto l’onore di cui siamo capaci”.

Mamma Lucia è morta a 95 anni nel 1982, ed è stata descritta così dallo scrittore e sceneggiatore Giuseppe Marotta: “Un che di ibrido era in lei. Colpivano la sua indubbia umiltà e il suo taciuto ma probabile orgoglio, la sua disinvoltura e la sua modestia, la sua innocenza di popolana e non so che giudizio, che talento di signora! Come è acuta e lucida la sua ingenuità! Come è schietta, disadorna, ma rigorosa e vagamente strategica, la sua maniera di allineare i fatti! Come, senza parere, con estrema naturalezza, la narratrice è sempre al centro del racconto! Respinge brusca ogni timido intervento del marito: per un secondo i suoi tratti s’induriscono, è un’ombra fulminea, ma un’ombra sulla sua lunga mansuetudine”.

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