Grazie ai dati del Forever Pollution Project, inchiesta giornalistica della testata francese Le Monde, sono stati rivelati oltre 17mila siti contaminati da Pfas in tutta Europa. Wired ha mappato i luoghi più inquinati a livello nazionale.

Ma prima di tutto, cosa sono i Pfas? Si tratta di composti chimici chiamati “inquinanti eterni“, per via della loro capacità di rimanere a lungo nell’ambiente, da decenni a secoli, se non per migliaia di anni. Questi composti chimici sono stati utilizzati a partire dalla metà del secolo scorso in diversi settori dell’industria, da quello dell’abbigliamento fino a quello alimentare.

La testata francese Le Monde, insieme ad altre 17 testate europee, ha pubblicato i dati del Forever Pollution Project a febbraio del 2023, un’inchiesta che ha permesso di individuare tutti i luoghi contaminati da Pfas in Europa: Wired ha usato questi dati per costruire una mappa d’Italia con i luoghi più inquinati, visibile a questo link.

Le regioni con più concentrazione di Pfas sono le regioni centrali, come la Toscana e l’Umbria, e la maggior parte delle regioni del Nord Italia. La regione più colpita, tra tutte, è il Veneto.

Per questa regione, infatti, l’Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde) ha espresso estrema preoccupazione, per via della diffusa contaminazione da queste sostanze chimiche.

In Veneto, ormai da anni, è in atto una delle emergenze sanitarie e ambientali più gravi che il nostro Paese abbia mai dovuto affrontare: la contaminazione da Pfa”, è stato l’allarme lanciato da Isde in una position paper che elenca i danni alla salute che i Pfas possono causare.

I Pfas sono correlati in particolare con diverse patologie oncologiche.

Il Forever Pollution Project ha riportato in totale 17mila siti contaminati in tutta Europa, ovvero con una concentrazione di Pfas superiore a 10 nanogrammi per litro. Infatti, le concentrazioni di Pfas nelle acque destinate a consumo umano “fino a 500 ng/l e pfbs fino a 500 ng/l non configurano rischi per la salute umana”, come si legge in un rapporto del Ministero della Salute del 2014.

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