Perché per Mariscadoras dovremmo mangiare il granchio blu e altre 'specie aliene'

Cinque ragazze hanno lanciato Mariscadoras, una startup che incentiva la commercializzazione del granchio blu e altre specie aliene: "Anche le specie aliene, lontane dalle nostre abitudini alimentari, possono essere inserite nella nostra dieta".

C’è una startup appena nata, formata da 5 ragazze romagnole, tutte ventenni, che hanno deciso di fare qualcosa per il nostri ecosistema; ad esempio, incentivando, commercializzando e sviluppando il consumo delle specie aliene o “alloctone” – ovvero introdotte dall’uomo, volontariamente o meno, in habitat diversi da quello originario -, come il granchio blu.

Mariscadoras, questo il nome della neonata società benefit, ha da poco siglato con Legacoop Agroalimentare Nord Italia il Memorandum Of Understanding per la loro nuova collaborazione al Club Nautico di Rimini, con l’obiettivo di sviluppare la commercializzazione del crostaceo, originario dell’oceano Atlantico ma diffusosi in gran parte d’Europa, Italia compresa.

L’accordo è stato stipulato alla presenza dell’assessore alla Blue Economy del Comune di Rimini Anna Montini, del coordinatore delle attività di Pesca e Acquacoltura Massimo Bellavista e Alice Pari, responsabile delle Pubbliche Relazioni e Progetti Europei della startup tutta al femminile.

Come ha dichiarato alla stampa la ricercatrice Carlotta Santolini, il consumo del granchio blu contribuirebbe a salvaguardare l’ambiente: il granchio blu, infatti, è una specie invasiva che, spinta dal cambiamento climatico, ha trovato nel caldo mar Adriatico il suo nuovo habitat ideale. La presenza del granchio blu, però, è una fonte di problemi per la vita marina, in quanto si riproduce molto velocemente e non ha predatori che lo contrastano. Il granchio blu si nutre di gamberi, latterini, seppie, sogliole.

I danni sono ingenti anche per la pesca e per l’acquacoltura: le chele del granchio blu sono affilate come tenaglie e strappano le reti, inoltre questa specie danneggia i letti di alghe che servono da vivai per i pesci locali.

Abbiamo scelto il nome “Mariscadoras” perché è sinonimo di quelle donne di mare galiziane che hanno lottato per i loro diritti e per essere riconosciute nel settore della pesca e dell’acquacoltura“, ha detto Alice Pari alla stampa. “Abbiamo impostato la nostra strategia di marketing sul concetto che anche le specie aliene, lontane dalle nostre abitudini alimentari, possono essere inserite nella nostra dieta mediterranea ma necessitano di una forte azione di informazione e sensibilizzazione verso i consumatori“.

L’accordo Legacoop Agroalimentare e Mariscadoras prevede la collaborazione tra i pescatori di Goro, Cesenatico, Rimini e Cattolica e la startup Mariscadoras per monitorare la numerosità degli esemplari alieni nei nostri mari e attuare azioni improntate a commercializzarle sul mercato alimentare (che siano prodotti vivi, lavorati o trasformati in polpa), come ha specificato Carlotta Santolini.

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