Da domani 14 giugno nei cinema italiani arriva Mary e il fiore della strega, nuovo film del regista Hiromasa Yonebayashi, opera prima realizzata fuori dallo Studio Ghibli di Hayao Miyazaki e terzo lavoro del 44enne autore che ha debuttato all’età di 36 anni con Arietty, maggior incasso del cinema nipponico del 2010 e di Quando c’era Marnie nel 2014, candidato agli Oscar.

Mary e il fiore della strega è un inno alla tradizione – che Yonebayashi conosce molto bene dopo la sua esperienza nello studio Ghibli – ma che introduce diversi elementi innovativi e di originalità.

Dopo la chiusura del reparto di produzione dello studio Ghibli – racconta Yonebayashi ai microfoni de La Repubblica -, me ne sono andato da lì con alcuni colleghi. È stato un momento di grande tristezza per chi come me aveva amato lo Studio Ghibli, e anche di delusione, perché dopo aver finito Quando c’era Marnie, avevo un solo pensiero in mente: fino a quando ne avrò la possibilità, voglio fare film d’animazione.

Il regista, insieme ad alcuni colleghi, ha allora deciso di fondare una nuova casa di produzione, la Ponoc, parola che in croato significa “mezzanotte”. E Mary e il fiore della strega è l’opera prima di questo neonato studio.

La storia di Mary è quella di un ragazzina che deve fare i conti con un mondo magico che non riesce a gestire. Nella casa di una prozia, Mary, annoiata, scoprirà nella foresta lì vicino l’esistenza di un fiore magico che fiorisce solo una volta ogni sette anni, una scopa volante che la condurrà al College Endor, una scuola per soli aspiranti streghe e maghi. 

Sono molto contento che il mio film uscirà anche nelle sale italiane – spiega il regista giapponese – Mary e il fiore della Strega è un film che può essere apprezzato sia da grandi che piccini, e anche dagli anziani. È un film che vorrei fosse visto da tutta la famiglia

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