Maschi veri: la serie italiana che prova a raccontare il maschio in crisi

Arriva su Netflix “Maschi veri”, adattamento nostrano della serie spagnola Machos Alfa: una commedia che affronta con ironia le fragilità maschili e la crisi dei modelli patriarcali

“Maschi veri”, ovvero come ridere (amaramente) della virilità tossica. Dopo la Spagna, la Francia e i Paesi Bassi, anche l’Italia ha ora il suo adattamento della serie Machos Alfa, intitolato Maschi veri, disponibile su Netflix dal 21 maggio. La serie originale, ideata da Laura e Alberto Caballero, è stata un successo di pubblico e critica in Spagna, dove è rimasta per settimane ai vertici delle classifiche di visione, e ha conquistato anche altri paesi di lingua spagnola come Argentina e Perù.

Il motivo? Una comicità accessibile ma non superficiale, costruita attorno a un tema tanto urgente quanto trascurato dalla narrativa mainstream: la crisi della mascolinità tradizionale. Un successo talmente forte da meritare una versione francese (Super Mâles), una olandese (Roosters) e ora anche una italiana, ambientata a Roma.

Di cosa parla “Maschi veri” (e chi sono i protagonisti)

In Italia, Maschi veri ha la regia di Letizia Lamartire e Matteo Oleotto. Protagonisti sono quattro uomini tra i quaranta e i cinquant’anni – nella versione italiana interpretati da Pietro Sermonti, Francesco Montanari, Maurizio Lastrico e Matteo Martari – che, in modi diversi, si ritrovano a fare i conti con un’identità maschile sempre meno adeguata al presente.

C’è chi viene licenziato per una battuta sessista e si ritrova mantenuto dalla moglie, chi fatica ad accettare una relazione aperta proposta dalla partner, chi affronta una crisi di desiderio e chi, dopo un divorzio, viene spronato dalla figlia a rifarsi una vita. Tutti e quattro decidono, tra scetticismo e disperazione, di iscriversi a un corso per la decostruzione della mascolinità. E da lì, inevitabilmente, tutto si complica.

Ma “Maschi veri” è davvero una serie femminista?

A differenza di molti prodotti che mettono al centro il patriarcato solo per demolirlo con caricature, Maschi veri sceglie la strada della commedia di relazione. I suoi protagonisti non sono mostri ma uomini comuni, vittime e complici di una cultura patriarcale interiorizzata, che vengono messi davanti a sfide di coppia e personali in cui è facile, a tratti doloroso, riconoscersi.

Secondo una lettura proposta da El País, però, il successo della serie originale in Spagna ha sollevato anche critiche: il giornalista Juan Roures sostiene che, pur essendo etichettata come serie “femminista”, Machos Alfa indulge in una rappresentazione “teneramente innocua” dei suoi protagonisti maschilisti, suscitando empatia anche quando le loro azioni sarebbero meritevoli di condanna. A farne le spese, secondo Roures, sarebbero i personaggi femminili, rappresentati spesso in modo stereotipato o funzionali a far emergere il disagio degli uomini.

Un’occasione per parlare (davvero) di mascolinità

E in Italia, sarà lo stesso?

Se in Spagna la serie è stata anche un pretesto per aprire un dibattito nazionale sulla ridefinizione dei ruoli di genere, in Italia ci si chiede se Maschi veri riuscirà a fare lo stesso. Eppure, anche in Italia, la necessità di aprire uno spazio narrativo in cui raccontare gli uomini in crisi – senza scivolare nella parodia o nella complicità – è più viva che mai. Non si tratta di “salvare i maschi” ma di liberare tutte e tutti, uomini compresi, dai ruoli tossici e rigidi in cui spesso ci imprigioniamo.

Maschi veri, del resto, non ha la pretesa di proporre soluzioni, né di ergere i suoi personaggi a modelli. È una serie che, come la sua matrice spagnola, si muove tra goffaggine e comicità, raccontando uomini normali alle prese con la fine di un mondo che per troppo tempo li aveva messi al centro. E forse proprio in questa imperfezione, e nel coraggio di raccontarla con leggerezza, sta la sua forza.

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