Michela Murgia ha annunciato di essersi sposata il 15 luglio 2023 “in articulo mortis” con Lorenzo Terenzi, gesto che ha deciso di fare per garantire diritti a tutte le persone a cui vuole bene ora che le sue condizioni di salute stanno lentamente peggiorando. La scrittrice, infatti, ha annunciato a maggio 2023 di avere un tumore al rene al quarto stadio e di essere consapevole di non avere più molto tempo da vivere, ma vuole trascorrere al meglio il periodo che le resta.

Attraverso il suo profilo Instagram lei ha voluto così spiegare cosa significhi questo passo così importante: “Prometto di esserti fedele sempre». Un concetto che rifiuta perché vede nella fedeltà «solo un altro nome del possesso, dove fermenta la tossina della gelosia, che inquina i sentimenti e struttura i rapporti di potere più dolorosi e squilibrati”.

La 50enne ha sottolineato quanto sin da piccola il concetto di fedeltà sia stato difficile da comprendere ed è proprio per questo che lei è arrivata a sostenere i rapporti queer:Rigetta la fedeltà e richiede l’affidabilità. Con chi vai a letto o di chi sei innamorato sono dati ininfluenti. Chi vuole essere costretto ad appartenere ad altri in modo esclusivo, tantomeno sotto minaccia di legge o dello stigma sociale dell’infedele? – è il pensiero di Michela Murgia – La violazione della fedeltà è l’alibi delle violenze domestiche e dei femminicidi. È in nome della fedeltà che si può dare a una donna della puttana, giudicarne il comportamento e persino ottenere delle attenuanti in tribunale se la si ammazza”.

Concetti come questi per lei restano fondamentali e ha voluto ribadirli: “Non puoi dire che sono tuoi figli, non li hai partoriti. Ho sincera compassione per chi continua a ripetermi questa frase convinti di ferirmi, ma è una frase che mi indigna anche, perché intorno a me vedo tantissimi madri e padri queer che invece ne restano annichiliti, cancellati nella loro scelta d’amore per essere ridotti alla funzione biologica, che spesso hanno subito con dolore e hanno aggirato con enormi sacrifici economici, fisici e rischio sociale”.

L’autrice ha inoltre voluto spiegare come sia arrivata a scegliere l’abito da sposa che ha indossato, realizzato da Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior: “Quando Maria Grazia Chiuri mi ha detto “voglio disegnarti l’abito da sposa” ho provato imbarazzo: non mi considero una sposa. l fatto che tutt3 continuino a romanticizzare la questione e farci le congratulazioni non cambia la realtà: io e Lorenzo abbiamo firmato un contratto con lo Stato per avere diritti che non c’era altro modo per ottenere così rapidamente”, ha spiegato su Instagram.

Sul vestito indossato da Michela Murgia c’era la scritta ricamata con perline rosse “God save the Queer“.” La stessa frase era presente anche sulle magliette degli altri “sposi”, ispirate alla copertina punk dei Sex pistols col volto della scrittrice al posto di quello della regina. Il lavoro di Maria Grazia Chiuri esprime alla perfezione le sue intenzioni: si tratta infatti di una mini-collezione “completamente bianca per tutti, de-sacralizza il colore nuziale, che cambia significato: il bianco è inclusivo, sintesi additiva di tutti i colori dello spettro. Nella collezione di cui ci ha fatto dono, realizzata ad hoc, ci sono solo pezzi intercambiabili, no gender, tra i quali ciascunə ha scelto la combinazione che meglio esprimeva la sua identità” – così si conclude il post.

 

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!