“Ogni notte accade la stessa cosa a casa mia. Mio marito si addormenta senza sforzo, a volte mentre stiamo guardando la TV a letto. Io invece ho bisogno di un elaborato rituale di rilassamento e per addormentarmi possono volerci anche ore”.

A parlare è Jessica Grose, giornalista del New York Times e mamma di due bambine. Per lei la cosiddetta “momsomnia”, l’insonnia delle mamme (ma anche dei papà), è un problema quotidiano di difficile soluzione.

Ma perché molti genitori hanno difficoltà ad addormentarsi, nonostante i figli dormano già da un pezzo? Per risolvere una volta per tutte la questione, Jessica ha intervistato Shelby Harris, un assistente professore di neurologia e psichiatria presso l’Albert Einstein College of Medicine, specializzato in medicina comportamentale del sonno e, in particolare, nei problemi del sonno tipici dei genitori.

“Molte mamme – alcuni papà, ma per lo più mamme – diventano quasi dei sensori umani in grado di captare quelle che chiamo ‘minacce del sonno'”, afferma il dottor Harris. “Rimangono in attesa, ad esempio, di sentire il bambino piangere e, in quel caso, corrono subito a prenderlo in braccio. Anche dopo che la minaccia è scomparsa, continuano ad avere problemi con il sonno perché sono così condizionate dal restare in ascolto”.

Cosa si può fare per sconfiggere la momsomnia?

In questi casi, dice il dottor Harris, occorre mettere in pratica una terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia, che consiste nell’allontanare pensieri come “se vado a dormire potrebbe succedere qualcosa” e guardare le prove reali, ovvero che non succede niente una volta che il bambino si è addormentato.

Si tratta di un vero e proprio allenamento per il corpo a dormire più serenamente. Un allenamento che può essere messo in pratica anche durante il giorno: “sono un grande fan della pratica della meditazione durante la giornata”, afferma il dottore, “anche se lo fai per due minuti, può aiutarti nel cuore della notte. Puoi imparare a riconoscere quando il tuo cervello si sta attivando ed essere in grado di concentrarti sul momento”.

C’è, però, una brutta notizia: i problemi del sonno possono essere ereditari. Quello che il dottor Harris chiama “il gene del gufo notturno” può essere un problema di ansia che viene tramandato.

Ma qual è il segreto per dormire meglio? Secondo il dottor Harris, il segreto è seguire una routine precisa: “bisogna provare a mettersi a letto e a svegliarsi sempre alla stessa ora. In aggiunta a ciò, è importante prendersi almeno mezz’ora per rilassare il cervello. Perché molti genitori corrono, corrono, corrono. Se non hai tempo per decomprimerti e rilassarti per mezz’ora, buona fortuna!”  E conclude: “qualche anno fa ho scritto dell’abitudine di procrastinare l’ora di andare a letto nel mio libro, l’ho chiamata ‘momsomnia’. Molti dei genitori con cui lavoro, vogliono solo qualche ora per loro stessi, per fare quello che vogliono, e io lo capisco. Lo faccio io stesso”.

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