Se n’è andata a 104 anni la staffetta partigiana Iole Mancini, ultima testimone in vita degli orrori di via Tasso. A dare l’annuncio, ieri sera, l’Anpi di Roma, città dove Mancini abitava e dove è scomparsa.

Come Pierina Vitali, come moltissime altre donne che hanno preso parte attivamente alla Resistenza sopravvivendo allo scempio nazista, Iole Mancini ha chiesto per tutta la vita di non dimenticare, e ha soprattutto chiesto alle donne di tenere sempre presente il sacrificio che lei, come molte altre, hanno fatto per dare al nostro Paese la libertà, in una storia troppo spesso raccontata solo dagli uomini.

Nata a Nemi il 19 febbraio del 1920, Iole Mancini si era ritrovata dall’essere sarta a diventare staffetta nella Gap – Gruppi di Azione Patriottica – “Sozzi – Garibaldi”; nel 1944 venne arrestata e condotta nel famigerato carcere di via Tasso, dove fu torturata e interrogata dalle SS Erich Priebke e Herbert Kappler, comandante della Gestapo in Italia, che volevano che lei rivelasse dove si nascondeva il marito – Ernesto Borghesi, Medaglia d’argento al valor militare, fuggito da Regina Coeli.

I tedeschi, infatti, ritenevano che Borghesi facesse parte del gruppo che organizzò l’attentato di via Rasella a Vittorio Mussolini, quello in cui morirono 33 soldati tedeschi e due civili italiani (fra cui il dodicenne Piero Zuccheretti), e che portò pochi giorni dopo al purtroppo celebre eccidio delle Fosse Ardeatini, in cui le SS trucidarono 335 prigionieri italiani.

Iole Mancini non parlò mai, neppure quando fu caricata su uno dei tre camion che l’avrebbero dovuta portare a essere fucilata; fu solo per un provvidenziale intervento del destino, un guasto al mezzo che la trasportava, che la staffetta sfuggì alla morte che, invece, incontrarono gli altri a La Storta.

Non ho mai parlato – disse in un’intervista rilasciata a Chiara Lico del Fatto Quotidiano nel febbraio 2024, il giorno dopo il suo ultimo compleanno – mai. Significava condannarlo a morte e tradire tutta la mia famiglia.

Il 10 giugno del 2022 Iole Mancini è stata ricevuta dal presidente Mattarella, mentre il 25 parile aveva tenuto un discorso sul palco della manifestazione Anpi a Porta San Paolo: “Oggi i giovani forse non si rendono conto che vivono in un Paese libero, sono liberi di esprimersi, di passeggiare. Noi no, c’era la dittatura fascista e tutto era molto difficile. Siete giovani, studiate, fate la vostra carriera, questo significa Resistenza, riuscire a salire su questo palco è una grande gioia”.

Negli anni Mancini non ha mai smesso di portare la sua testimonianza, soprattutto nelle scuole, e anche grazie alla scrittura del libro Un amore partigiiano. Dopo la morte del marito, nel 1966, conobbe il pittore bulgaro Ilia Peikov, con cui visse senza mai sposarsi.

Tu oggi puoi lavorare, vestirti, muoverti, circolare liberamente. Tutto questo ha avuto un prezzo, non sperperarlo.

È stato il suo messaggio nell’intervista a Lico.

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