Nawal El Saadawi, scrittrice egiziana di fama internazionale, nota per essere stata una paladina dei diritti delle donne nel mondo arabo, è morta lo scorso 21 marzo all’età di 89 anni. Lo riporta il giornale arabo per il quale scriveva, “al-Masry al-Youm”.

Tutta la sua vita e la sua arte, in cui si sono sempre fusi insieme impegno sociale, attivismo e amore per la scrittura, sono state una profonda testimonianza della lotta al conservatorismo arabo e all’oppressione femminile, in nome della libertà e dell’emancipazione delle donne del mondo arabo.

“Posso descrivere la mia vita come una vita dedicata alla scrittura”, raccontava di sé, una vita travagliata e intensa, che l’ha vista lottare contro la censura, l’oppressione, l’esilio e ripetute minacce di morte, per via del suo impegno costante di scrittrice che ha restituito una voce alle donne arabe. E, sempre di sé, diceva:

Nonostante tutti gli ostacoli, ho continuato a scrivere.

Nawal El Saadawi nasce il 27 ottobre 1931 nel villaggio di Kafir Tahla, si laurea in medicina al Cairo nel 1955 ma si dedica ben presto all’attività di scrittrice. I suoi primi scritti sono una raccolta di racconti, dal titolo Ho imparato ad amare, del 1957, e l’autobiografia Memorie di una dottoressa, dell’anno successivo, dedicato alla sua attività di psichiatra.

Ci sarà poi un’altra autobiografia – la più celebre – che la più importante femminista nel mondo islamico scrive nel 2002. Si tratta di Una figlia di Iside, in cui Nawal El Saadawi si concentra sulla sua infanzia e giovinezza per descrivere la difficile vita di una donna in una società monopolio degli uomini, in cui nascere femmina equivale a un’onta e una sventura. Un racconto disperato e appassionato, che è insieme denuncia e una testimonianza di emancipazione.

Una figlia di Iside, Nawal El Saadawi, Edizioni Nutrimenti

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L'autobiografia di Nawal El Saadawi è un appassionato racconto dell'infanzia e della gioventù della più celebre femminista del mondo islamico, che ha dato voce alle donne arabe e che, con la sua arte e la sua vita, ha lottato per la loro emancipazione in una cultura patriarcale e oppressiva.
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È con il libro del 1972, Donne e sesso, che inizia a farsi conoscere. Un’opera controversa in cui affrontava il tema-tabù della sessualità femminile e che le costa la cacciata dal Ministero della Sanità e la persecuzione da parte delle autorità religiose. Raggiunge poi, la fama mondiale nel 1975, grazie al romanzo Donne al punto zero, tradotto in moltissime lingue.

La sua produzione è stata interamente incentrata sul racconto e la denuncia della condizione femminile nel mondo arabo, oppressa e resa in schiavitù da una cultura patriarcale e profondamente conservatrice. Ne è un esempio l’opera del 1986, Firdaus. Storia di una donna egiziana, la cui protagonista sceglie di prostituirsi per rivendicare la libertà di sé e del proprio corpo, arrivando a sfidare la morte sempre in nome di quella libertà.

Firdaus. Storia di una donna egiziana, Nawal El Saadawi, Giunti Editore

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La scrittrice racconta la vicenda esistenziale di Firdaus, donna oppressa, data in sposa a un uomo anziano e vittima di ogni genere di violenza, che sceglie di diventare padrona di se stessa e del suo corpo. Diventerà una prostituta, ma ad attenderla ci sarà il carcere e un destino di impiccagione. Una storia di libertà e rivendicazione di sé, nonostante tutto.
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Il tema della ribellione femminile è centrale anche nel libro del 1989, dal titolo, Dio muore sulle rive del Nilo, dove Zakeya, una donna che lavora nei campi lungo il Nilo, trova il coraggio di opporsi alle ingiustizie sociali tanto da mettere in dubbio il suo Dio ed essere dominata dai demoni, in nome della libertà delle sue nipoti.

Dio muore sulle rive del Nilo, Nawal El Saadawi, Edizioni Eurostudio

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Un romanzo visionario e realistico insieme, che racconta la condizione di oppressione e schiavitù delle donne arabe in un mondo corrotto e patriarcale attraverso le vicende di Zakeya, donna che si ribella all'ingiustizia sociale in nome della libertà delle sue nipoti.
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Ma sono moltissimi gli argomenti controversi oggetto dei suoi tanti libri, tra cui la poligamia e la circoncisione femminile, molti dei quali sono stati vietati in Egitto e in altri paesi arabi. Il suo romanzo del 2001, dal titolo L’amore ai tempi del petrolio, in cui la scrittrice descrive il ruolo della donna in una società repressiva e patriarcale, è stato censurato dalla massima istituzione religiosa egiziana, l’Università di al-Azhar, che ne ha ordinato il ritiro da tutte le librerie egiziane pochi mesi dopo la pubblicazione.

Non possiamo non ricordare poi la sua battaglia contro la pratica delle mutilazioni genitali femminili, che subì lei stessa da bambina, e che divietò un tema centrale della sua produzione letteraria.

La sua opera e il suo attivismo le costarono anche il carcere. Per un breve periodo, nel 1981, venne infatti incarcerata dal defunto presidente Anwar Sadat, e rilasciata poco dopo il suo assassinio, avvenuto nell’ottobre dello stesso anno. Fu condannata anche da Al-Azhar, massima autorità musulmana sunnita in Egitto. Nel 1993 è costretta all’esilio perché il suo nome compare in una ‘lista della morte’ di un gruppo islamico fondamentalista: andrà in North Carolina per tre anni, dove insegnerà presso la Duke University e la Washington State University.

Ancora, nel 2002, subirà una nuova persecuzione: gli integralisti la trascinano davanti a un tribunale del Cairo, e solo una mobilitazione internazionale, guidata da Emma Bonino, riuscirà a salvarla dal carcere e da un processo per apostasia, oltre che dal divorzio coatto chiesto da un avvocato integralista, contro la volontà di suo marito.

Nel 2005 torna in Egitto dove si candida alla presidenza, ma abbandona presto l’impresa perché le forze di sicurezza nazionali le impediscono di fare comizi. Ha sempre però partecipato attivamente alla vita politica e pubblica del suo Paese, come quando 2011 si è unita alla rivolta di massa contro la corruzione che ha portato alla rimozione di Mubarak. Ha poi fondato l’Arab Women’s Solidarity Association e l’Arab Association for Human Rights.

Sebbene le sue opere siano state oggetto di censura e per lei motivo di persecuzione, il loro valore è stato riconosciuto internazionalmente: nel 2004, El Saadawi riceve premio Nord-Sud dal Consiglio d’Europa, mente nell’anno successivo le viene conferito il premio internazionale Inana in Belgio. Nel 2020, Time Magazine l’ha inserita nella lista delle 100 donne dell’anno.

Il suo contributo di donna, scrittrice e femminista è stato inestimabile e la sua arte ha avuto un profondo effetto sulle successive generazioni di giovani donne, che con lei hanno trovato una voce e una strada verso l’emancipazione.

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