Nadia Chaudhri, neuroscienziata canadese e insegnante di psicologia alla Concordia University di Montréal, al raggiungimento dei 100.000 follower su Twitter ha voluto condividere la propria storia riguardante il cancro ovarico, prima di morire il 5 ottobre di quest’anno a soli 43 anni (pochi mesi dopo il primo tweet, risalente all’11 maggio).

“Ora che ho 100.000 follower, voglio parlare del cancro ovarico”, ha scritto, “in particolare della mia storia di tenacia contro la malattia terminale”.

Nadia ha voluto raccontare, passo dopo passo, l’evoluzione della sua malattia sul suo account Twitter, con lo scopo di mettere in guardia tutti i suoi follower (e non solo) sull’importanza di un riconoscimento precoce dei sintomi della malattia.

Nel suo ‘diario social’, la neuroscienziata e professoressa ha tenuto costantemente aggiornati i follower sui vari stadi della malattia, dai primi dolori addominali alla chemioterapia, fino alle cure palliative messe in atto dai medici quando ormai non c’era più speranza di guarigione. Lo ha fatto con post molto coraggiosi, saggi, spesso commoventi e brutalmente franchi.

Tanti gli alti e bassi, tante le delusioni e le speranze disilluse. Nadia ha capito che, anche se per lei non c’era possibilità di guarigione, molte altre persone potevano essere aiutate. In particolare, ha esortato le donne a conoscere il proprio corpo e a prestare attenzione alla fatica e ai cambiamenti. Sono infatti i piccoli sintomi, spesso sottovalutati, a rappresentare i primi campanelli d’allarme di una malattia. In questi casi, chiedere aiuto rivolgendosi quanto prima al medico di fiducia può davvero fare la differenza.

“Assicuratevi di aver compreso tutte le parole di un referto medico”, ha scritto Nadia in uno dei suoi ultimi post, da quel letto d’ospedale che suo marito e suo figlio non hanno mai lasciato. “Non respingete il vostro dolore o il vostro malessere. Rivolgetevi a medici esperti.”

Il cancro ovarico è una malattia molto insidiosa che è spesso diagnosticata in fase avanzata perché i sintomi iniziali, solitamente, non destano particolare preoccupazione: si va da un leggero aumento della necessità di urinare a lievi dolori addominali e lombari uniti a un senso di affaticamento e spossatezza.

Per far sì che più persone possibili possano guarire da questo male, però, è indispensabile finanziare la ricerca oltre che attuare campagne di sensibilizzazione sul tema.

Nella primavera di quest’anno, Nadia ha lanciato una campagna di raccolta fondi di grande successo per aiutare ad affrontare la sotto-rappresentazione delle donne e dei gruppi minoritari – come le comunità LGBTQ – nelle neuroscienze. La campagna ha raccolto più di quattro volte il suo obiettivo iniziale di $50.000.

Ma Nadia non si è fermata qui: ha voluto infatti lanciare una seconda campagna per raccogliere fondi a favore degli studenti economicamente più svantaggiati, che in totale ha raccolto più di $616.000.

Il presidente dell’università Concordia, Graham Carr, ha definito Chaudhri sul sito ufficiale dell’ateneo “una forza della natura. Era una ricercatrice di incredibile talento con una passione per l’insegnamento pari solo al suo impegno per la diversità, l’equità e l’inclusione”.

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