Il fatto sarebbe successo nel cuore di Venezia, in una bottega di artigianato in Strada Nova. Entrato in cerca di un regalo, Tito Palaia, un giovane ragazzo ventiquattrenne, studente della Ca’ Foscari, dapprima avrebbe riscontrato una malcelata insofferenza da parte del commerciante, che dimostrava attraverso risposte seccate, e poi, quando il ragazzo ha fatto per uscire, in una vera e propria dichiarazione a gran voce: “Viva la f*ga comunque eh? Viva la f*ga sempre”.

Fermato per chiedere spiegazioni di tale affermazione, il giovane si sarebbe sentito rispondere:

Sì, clienti finocc*i non ne ne voglio nel mio negozio.

Dopodiché Tito è stato spinto verso l’uscita, a Nuova Venezia ha raccontato:

“Mentre lo faceva ha forzato la mia uscita, spingendomi per farmi uscire. Non mi ha spinto in maniera forte, ma mi ha comunque buttato fuori dalla bottega”.

L’episodio è stato denunciato da parte dell’interessato su Facebook, dove i commenti di sostegno non sono mancati, ma ha anche contattato l’Arcigay per sapere come procedere dal punto di vista legale.

Nel frattempo il commerciante si è difeso negando di avere usato la parola “finocchio” e lamentando di aver ricevuto persino minacce di morte dopo la diffusione della vicenda:

“L’ho solo allontanato dicendo che io non sono gay e che dovevo lavorare e se mi lasciava in pace. Nessuno ha le prove che gli ho detto finocchio e assolutamente non gliel’ho detto”.

Mentre si aspetta l’evolversi legale della faccenda, il ragazzo non ha dubbi su come reagire all’episodio che, se confermato, sarebbe una palese discriminazione omofoba e in molti sotto il suo post si sono detti pronti a seguire il suo esempio. Su Facebook ha infatti scritto:

Ora oltre a pubblicare questo articolo che vorrei fosse condiviso all’inverosimile giusto per fargli chiudere bottega, ho deciso di ritornare tra qualche giorno in questo negozio con il mio fidanzato mano per la mano e vedere cosa ha il coraggio di fare. Episodi come questo non dovrebbero mai succedere, MAI. Non nel 2018.

 

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