"Perché nessuno ci crede?": il presunto stupro di gruppo "fotocopia" del caso Grillo

Non è l’Arena torna con uno speciale in onda su La7 martedì 3 agosto 2021. Il programma della domenica sera, condotto da Massimo Giletti, dedica una puntata ad un approfondimento su un fatto di cronaca avvenuto in Sardegna a luglio 2019: due ragazze violentate da quattro giovani dopo una notte in discoteca. La vicenda sembra avere alcune analogie con il caso del figlio di Beppe Grillo, di cui Giletti si è occupato a più riprese nel corso del suo programma.

Come riportato da La Stampa, era la notte tra l’8 e il 9 luglio 2019 quando due amiche ventenni, che facevano le animatrici turistiche in Costa Smeralda, hanno deciso di andare in discoteca. Lì avrebbero incontrato quattro ragazzi che hanno poi deciso di seguire in spiaggia. È qui che, secondo quanto riportato dalle due, è iniziato un incubo durato più di un’ora.

Violenze sessuali di gruppo, abusi di ogni tipo; una storia che ricorda appunto quella di Grillo jr, che si sarebbe poi compiuta nella stessa cornice solo una settimana dopo.

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Due casi fotocopia, secondo le vittime, ma con due epiloghi differenti. Stessa procura di Tempio Pausania, stessi racconti, stessi verbali e la presenza di un video e di chat. Ma qui l’esito è diametralmente opposto: se per il figlio di Grillo e i suoi amici la procura sarda, dopo quasi due anni di indagini, ha chiesto il rinvio a giudizio, per i quattro giovani campani accusati dalle due giovani gli stessi pm hanno chiesto l’archiviazione. Le presunte vittime si chiedono: “Perché noi non siamo state credute?”.

In studio, a Non è l’Arena, le ragazze sono intervenute per raccontare la loro versione dei fatti. Dal canto suo, il Procuratore Gregorio Capasso che ha seguito il caso, è convinto che non ci siano gli estremi per chiedere il processo. Sarà adesso il gup a decidere se i quattro indagati meritano o meno l’archiviazione. Secondo la Procura, comunque, “non sono emersi elementi obiettivi idonei all’incolpazione dei responsabili e nemmeno sufficienti a dimostrare la consumazione del reato in trattazione”.