Selvaggia Lucarelli suggerisce a Briatore di mettersi tranquillo, ché a settant’anni ancora cerca le fidanzate su TikTok.
Vittorio Sgarbi ci informa di aver parlato con una ventunenne secondo la quale a essere vecchia è la Lucarelli. I follower concordano che sarebbe ora che la giornalista inizi a tenere il profilo più basso, dal momento che ha quasi cinquant’anni.

Segue dibattito con utilizzo di formule matematiche per l’individuazione della mezza età e ricerca delle unità di misura con cui valutare la vecchiezza di una 46enne . Ognuno contribuisce come può: “Una donna a 35 anni è finita, ma solo se è fortunata con la genetica e gli ascendenti”, “Dopo i cinquanta si è buoni per il nosocomio”, “Bellezza e talenti vanno capitalizzati entro i 28”,“La menopausa è bella ma non ci vivrei”.

Tra le mestizie di questa estate agli sgoccioli ricorderemo anche le stoccate sull’età a danno dell’interlocutore (la quale età, peraltro, da mesi rappresenta il discrimine tra chi può uscire incolume dalla pandemia e chi no, appesantendo la querelle di allusioni spiacevolissime). Così, se accusare gli altri di vecchiezza una volta era prerogativa di adolescenti problematici, in un’epoca afflitta da adultescenza diffusa qual è la nostra, non pare strano che a farlo oggi siano persone in età da pensione.

Posto che la vecchiaia può avere lati spiacevoli – ma al momento non si conoscono alternative migliori – la domanda da farsi è: non siamo tutti un po’ stanchi di essere definiti come entità anagrafiche?

Noi donne, soprattutto, che da sempre abbiamo un problema con l’età. Arriviamo alla maturità cariche di vita, di affetti, di esperienze, eppure il complimento migliore che ci viene fatto è che non dimostriamo i nostri anni. Per camuffare l’età ci viene offerto di tutto, e di tutto facciamo: usiamo prodotti antiage, iniettiamo neurotossine, tagliamo palpebre, ci offendiamo se qualcuno ci dà del Lei.

“Una donna che dichiara la sua età è capace di tutto” diceva Oscar Wilde, ma la realtà è che siamo vaghe sulle nostre per riflesso condizionato; quando poi incorriamo in qualche impiccio rivelatore di vecchiezza, quale la menopausa, nascondiamo pure quella.

Siamo sceme? No, è che abbiamo contro la Natura – l’imperativo biologico di riproduzione della specie porta a prediligere corpi giovani ed estrogeni funzionanti – e una cultura patriarcale che fa credere alle donne con l’età perdano valore, mentre gli uomini lo aumentano. Dunque, casomai vi foste chieste dove vada a finire l’emancipazione femminile se basta un richiamo a una maggiore consapevolezza anagrafica per scatenare panico e indignazione, questa potrebbe essere la risposta (e spiega perché sia accettabile che un uomo di 68 anni dia dell’anziana a una donna di 46).

Siamo così abituate a considerare l’età in termini negativi che abbiamo dimenticato perché lo facciamo, ché noi nei nostri anni ci sentiremmo pure bene. “So che, in quanto donna, dovrei avere paura di invecchiare, e invece mi piace. Ogni anno che passa divento sempre più impenitente e lo trovo fantastico” ha dichiarato la scrittrice Bunmi Ladita mentre le coetanee facevano la ola.

“Leggo il mio viso come una mappa, in ogni segno un pezzo di strada percorso. Ci ritrovo gioie e dolori, luoghi e persone. Sono affezionata alle mie rughe e me le tengo strette, ché mi ricordano dove sono stata e dove voglio andare” le fa eco la neocinquantenne scrittrice Martina Fuga.

Se il brusio di pubblicità e media tacesse e si desse voce alle donne, si scoprirebbe che la guerra all’età non è mai stata dichiarata. Che la retorica della lotta ai segni del tempo è appannaggio di una società che ci permette di invecchiare a patto che si continui a somigliare alle ragazze che siamo state. Noi che vediamo i nostri corpi cambiare volumi e proporzioni tutti i mesi nell’età fertile (e anche oltre con la menopausa) sappiamo che la bellezza è nella trasformazione e guardiamo con una certa inquietudine quell’ideale estetico fatto di fissità e turgore.

La buona notizia è che sta aumentando la consapevolezza che essere adulte non è disdicevole e diventare anziane ha i suoi vantaggi; nei social, Perennial indomite rivendicano la propria età quale che sia, spiegando a chi tenta di svilirle in base a questa che dentro di loro dialogano e si rincorrono le bambine che sono state e le vecchie che saranno. Come cantava Bob Dylan, “I was so much older then I’m younger than that now”

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