È un messaggio straziante quello che arriva quest’anno da Save the Children: secondo i dati condivisi dalla celebre associazione umanitaria con sede a Londra, ogni anno almeno 6 milioni di bambini muoiono di cause curabili prima ancora di aver raggiunto i soli 5 anni d’età, uno ogni 5 secondi. Dati agghiaccianti che vanno ad aggiungersi a numerosi altri dei quali probabilmente non eravamo totalmente a conoscenza. Ben 52 milioni di infanti sotto i 5 anni attualmente soffrono di malnutrizione, una delle cause principali (con una percentuale di circa il 45%) della morte in tenera età, e altri 155 milioni, invece, fanno fronte ogni giorno alle conseguenze di un’alimentazione sbagliata e troppo povera che causa non pochi problemi sia nella sfera dello sviluppo fisico del bambino e sia in quella cognitiva. Ed è proprio con questi numeri, scioccanti e che fanno riflettere, che l’associazione lancia la sua campagna chiamata “Fino all’ultimo bambino” (come ogni anno, supportabile con la donazione di 2 o 5 euro attraverso il numero 45544, attivo dal 12 ottobre al 5 novembre 2017). Un messaggio, come dal titolo, ideato per salvare, ancora una volta, tutti quei minori a cui giorno dopo giorno viene strappata via la propria infanzia.

Al mondo c’è abbastanza cibo per tutti ma povertà, guerre, disastri naturali e cambiamenti climatici fanno sì che troppe famiglie non riescano a nutrire i propri bambini. Con la campagna “Fino all’ultimo bambino”, vogliamo salvare e dare un futuro ai bambini senza un domani.

Scrive Save the Children, nero su bianco, attraverso il suo sito internet ufficiale, più precisamente nella sezione inerente tale iniziativa citata. Secondo le stime riportate da La Repubblica, è atroce venire a conoscenza di quanti minori siano oggigiorno soggetti alla malnutrizione nei Paesi a medio e basso reddito: si contano circa 2 minori su 5 in stato di estrema povertà e con una totale assenza di servizi igienico-sanitari e di una buona educazione scolastica. I Paesi del mondo in cui tale condizione grava quasi irrimediabilmente sulla vita dei bambini sono numerosi, se ne contano circa 103 e il tasso di povertà multidimensionale negli infanti sfiora la vetta dei 689 milioni. L’Etiopia, come cita La Repubblica, sembra essere uno dei luoghi più disastrosi dove 9 bambini su 10 soffrono l’estrema povertà. Ma non è l’unica località, a seguire c’è il Niger e il Sud Sudan con lo stesso scoccante tasso, l’India con una percentuale pari alla metà dei bambini, e ancora il Kenya e il Corno d’Africa, dove le situazioni più disastrose sono quelle legate alla carenza d’acqua per circa 7 milioni di bambini.

Era il 1967 e per la prima volta il mondo veniva sconvolto dalle immagini dei bambini del Biafra, con le braccia e le gambe scheletriche, la pancia gonfia, ridotti alla fame durante una drammatica guerra civile. Cinquant’anni dopo, la malnutrizione resta un killer silenzioso che continua a uccidere milioni di bambini.

Ha dichiarato Valerio Neri, direttore genere di Save The Children Italia Onlus, attraverso il suo intervento nel rapporto inerente l’anno 2017 dell’associazione intitolato “Una fame da morire: vecchie e nuove sfide nel contrasto alla malnutrizione”. Attraverso i dati rappresentati e spiegati dal team di Save the Children è stato riscontrato che dei 155 milioni di infanti in malnutrizione cronica, 1 su 4 non ha ancora compiuto i 5 anni e che più della metà di essi ha sede in Asia Meridionale (con un numero pari a 61 milioni), mentre il 30% di essi si trova in Africa.

Ad aggravare la situazione sono inoltre i 52 milioni di bambini colpiti da una malnutrizione acuta i quali risiedono prevalentemente in Asia meridionale. Ma la mal nutrizione, a sua volta, non colpisce solo i paesi più poveri: “malnutrizione” è anche lo spettro dell’obesità che, come contrario della medaglia, colpisce circa 41 milioni di bambini, numero che non smette di scendere e attraverso il quale si prospetta per il 2025 una crescita triplicata arrivando alla cifra assurda di 130 milioni. A parlare della grave piaga della povertà alimentare nel mondo è stato anche il presidente dell’associazione Claudio Tesauro (dichiarazione riportata anch’essa da Repubblica):

La malnutrizione rappresenta una condanna per tutta la vita, perché può danneggiare lo sviluppo cognitivo e avere ripercussioni devastanti sul loro futuro e sulle loro opportunità di vita da adulti. Diventano così bambini senza un domani.

Ha spiegato l’uomo, argomentando la questione. Non solo quindi una possibile situazione temporanea, ma un vero e proprio futuro (o non-futuro) segnato dalla nascita. Per questo motivo nasce il nuovo progetto di Save the Children, un’iniziativa per celebrare non sono i dati positivi conseguiti in passato attraverso le passate campagne ma anche un modo per annullare (anche solo parzialmente) questi scioccanti e raccapriccianti numeri. Secondo il rapporto dell’anno 2017, fin dal lontano 1990 Save the Children ha fatto passi da giganti riducendo da 254 a 155 milioni il tasso di infanti colpiti da malnutrizione cronica. Un numero pari a 99 milioni di bambini in meno ma che resta ancora lontano dall’idilliaca idea di un mondo non più colpito dalla denutrizione, così come l’Agenda 2030 dell’associazione si è proposta come principale obiettivo. Al fine di far conoscere da vicino tutti i problemi legati alla malnutrizione nei Paesi a basso e medio reddito, l’associazione Save the Children, insieme anche all’aiuto del patrocinio del comune di Milano e dell’azienda Microsoft, ha indetto un vero e proprio percorso interattivo il quale ha sede alla Microsoft House proprio di Milano, in viale Pasubio. Un progetto del tutto innovativo (disponibile al pubblico dal 12 al 17 ottobre 2017) che vedrà protagonisti degli ologrammi attraverso i quali sarà possibile sperimentare in prima persona il dramma della denutrizione che tutt’ora colpisce 815 milioni di persone nel mondo, la metà delle quali vivono in disastrose condizioni a causa della guerra o dei conflitti interni nel Paese.

Il contrasto alla mortalità infantile e alla malnutrizione è una delle sfide più importanti che
Save the Children sta affrontando ormai da molti anni, con programmi di sviluppo della salute
materno-infantile, grazie ai quali, solo nel 2016 sono stati 21 milioni i bambini raggiunti in tutto il mondo
dai nostri interventi.

Ha infine spiegato l’associazione attraverso il suo rapporto dell’anno 2017.

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