Chiariamo subito una cosa, a scanso di equivoci: questo articolo non tratta della sempiterna “battaglia dei sessi”, per parafrasare la definizione usata per lo storico incontro tra Billie Jean King e Bobby Riggs, e non intende contrapporre un sesso all’altro, o affermare che uno sia migliore dell’altro, ma semplicemente raccontare cosa il frutto di diverse ricerche condotte nel corso degli anni abbia stabilito, su basi puramente biologiche, e quindi studiate dal punto di vista del sesso, dei caratteri innati evolutivi, e non del genere, che invece è la risultanza, come sappiamo, di fattori socioculturali.

Come possiamo dire che gli uomini sono biologicamente più egoisti delle donne?

Uno degli studi più recenti (datato 2021) condotto dal PNAS, ha rilevato un legame tra l’aumento del testosterone, generalmente associato a  comportamenti aggressivi sia negli animali che nell’uomo, e l’egoismo nel processo decisionale economico, identificando dei meccanismi neurali attraverso i quali l’ormone maschile ridurrebbe la generosità.

Dopo la somministrazione di testosterone o gel placebo, i partecipanti hanno svolto un compito in cui si sono trovati a dover scegliere tra opzioni egoistiche (ovvero a beneficio solo del partecipante) e opzioni generose (grazie alle quali avrebbero fornito benefici anche a un’altra persona a una particolare distanza sociale). A livello comportamentale, è risultato che il testosterone ha ridotto la generosità rispetto al placebo. A livello neurale la giunzione temporoparietale ha codificato l’intenzione generosa attenuandola con il testosterone, suggerendo quindi che da esso dipendesse una minor considerazione del benessere altrui. I risultati generali dello studio hanno quindi sostenuto che una rete che comprenda componenti sia corticali che subcorticali renda evidenti gli effetti del testosterone sulle preferenze sociali.

Uno studio precedente, ancora condotto dal PNAS, risalente al 2016 si è invece focalizzato su come il testosterone influisca sul meccanismo di ricompensa – punizione.

I partecipanti hanno giocato a una versione di Ultimatum, un gioco economico in cui due giocatori devono decidere come dividere una somma di denaro tra di loro, modificata in modo che, accettando o rifiutando un’offerta dal proponente, avessero l’opportunità di punire o premiare quest’ultimo in misura proporzionata all’offerta avanzatagli. Lo studio ha rilevato che i partecipanti trattati con testosterone erano più duri nelle punizioni verso il proponente, e che livelli più elevati di testosterone erano specificamente associati a una maggiore punizione dei proponenti che facevano offerte sleali, indicando che il testosterone effettivamente potenzia le risposte aggressive alla provocazione. Di contro, però, hanno scelto ricompense più alte di fronte a offerte importanti, testimoniando quindi come il testosterone influisca anche sui comportamenti prosociali, laddove essi siano giudicati appropriati per aumentare il proprio status.

Altri studi più sperimentali del periodo hanno trovato che la somministrazione di testosterone rendesse gli uomini presi come campione e oggetto delle ricerche meno generosi e più propensi a punire chi li derubava, confermando quindi quanto poi ribadito nello studio più recenti circa la componente egoistica.

Negli esseri umani, è stato rivelato che gli aumenti endogeni del testosterone facilitino l’aggressività in contesti competitivi che abbiano la funzione di mantenere il dominio sociale e stabilire l’accesso alle opportunità di accoppiamento, a partire anche dal ruolo dello stesso ormone su uccelli e primati, ma è chiaro che, per quanto la componente genetica sia importante, le interazioni sociali umane siano decisamente più complesse, e che l’aggressività non sia la componente predominante ed esclusiva per guadagnare uno status, anzi spesso questo viene raggiunto con comportamenti prosociali, come appunto la generosità.

A questo proposito studi più datati hanno sì rilevato che la generosità umana spesso si manifesti senza un’aspettativa di benefici materiali, ma allo stesso tempo anche che la generosità maschile in particolare aumenta in presenza di osservatrici donne.

Anche i ruoli di genere influenzano i livelli di testosterone

In apertura di articolo abbiamo spiegato che gli esperimenti di cui abbiamo parlato finora si siano fondati esclusivamente sul sesso, e su fattori ritenuti innati, come appunto il livello di testosterone, più alto negli uomini. Ma una ricerca del 2015 ha invece analizzato come anche i ruoli di genere intervengano non solo nel comportamento diverso tra uomini e donne, ma sul livello di testosterone stesso.

In un esperimento degli attori sono stati invitati a simulare di esercitare il potere su altri in modi stereotipati maschili e femminili, mentre i ricercatori formulavano due ipotesi: che la consapevolezza del potere aumenti i livelli di testosterone, indipendentemente che questa dimostrazione avvenga in “modi maschili” o “modi femminili”, e che solo i “modi maschili” incrementassero il testosterone. I risultati dello studio hanno assodato che la prima teoria fosse quella corrispondente a verità, in quanto anche le donne dimostravano un aumento del testosterone di fronte all’esercizio del potere.

Da qui la domanda: allora perché i maschi hanno livelli di testosterone più alti rispetto alle donne? È proprio qui che entrano in gioco i ruoli di genere, dove storicamente gli uomini sono socialmente “spinti” a dimostrare potere – e qui potremmo aprire un dibattito lunghissimo su virilità e modelli di mascolinità tossica con cui siamo culturalmente cresciut* – mentre le donne no.

Insomma, quella che a tutti gli effetti è considerata una “caratteristica innata” risente in realtà anche di norme socioculturali che, come tali, possono anche essere cambiate. Ridurre quindi tutto alla biologia è una semplificazione che non tiene conto della complessità umana e che non può in alcun modo giustificare comportamenti violenti o aggressivi.

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