ChatGPT ha raggiunto una incredibile notorietà da quando è stato lanciato un anno fa, ma sembra che il nuovo strumento di intelligenza artificiale sia utilizzato in misura significativamente maggiore dagli uomini rispetto alle donne.

Secondo un sondaggio condotto all’inizio di quest’anno, il 54% degli uomini attualmente sfrutta l’intelligenza artificiale nella vita professionale o personale, mentre solo il 35% delle donne fa altrettanto.

Michelle Leivars, una business coach con sede a Londra intervistata dalla BBC, è convinta che l’utilizzo di ChatGPT tolga ai suoi scritti personalità. Dello stesso avviso è Hayley Bystram, fondatrice dell’agenzia di matchmaking Bowes-Lyon Partnership, che per lavoro trova papabili partner ai suoi clienti sulla base delle sue conoscenze e savoir faire, senza utilizzare alcun algoritmo. L’utilizzo a tale scopo di Chat GPT, secondo Bystram, “toglierebbe l’anima e la personalizzazione dal processo”.

Alexandra Coward, una stratega aziendale scozzese, si è detta preoccupata per la tendenza crescente delle persone a modificare le loro immagini con l’AI in modo da apparire più snelle, più giovani e più “alla moda”.

L’esperta di IA Jodie Cook sostiene che vi siano motivi più profondi e radicati per cui le donne utilizzano l’AI in misura inferiore rispetto agli uomini.

“C’è una tradizione di predominanza maschile nei campi STEM [scienza, tecnologia, ingegneria e matematica]”, afferma Cook, fondatrice di Coachvox.ai, un’app che permette alle aziende di creare cloni di intelligenza artificiale di loro stessi.

“L’attuale tendenza nell’adozione degli strumenti di intelligenza artificiale sembra riflettere questa disparità, poiché le competenze richieste per l’intelligenza artificiale sono profondamente radicate nelle discipline STEM”.

“Le donne potrebbero sentirsi meno sicure nell’uso degli strumenti di intelligenza artificiale”, aggiunge Cook. “Anche se molti strumenti non richiedono competenze tecniche, se un numero maggiore di donne non si considerasse tecnicamente competente, potrebbe non sperimentarli”.

Va anche specificato che, al momento, l’AI è ancora considerata una sorta di fantascienza e “nei media e nella cultura popolare, la fantascienza tende a essere commercializzata agli uomini.”

Lo psicologo Lee Chambers rincara la dose e suggerisce che la forma mentis tipica delle donne potrebbe rappresentare un ostacolo all’adozione dell’intelligenza artificiale.

“Si tratta di una questione di fiducia: le donne tendono a cercare un elevato livello di competenza prima di avventurarsi in qualcosa”, afferma Chambers. “Al contrario, gli uomini sono spesso disposti a impegnarsi in nuove sfide senza richiedere un alto grado di competenza preliminare.”

Chambers sottolinea che le donne potrebbero nutrire preoccupazioni riguardo alla messa in discussione delle loro capacità, qualora utilizzassero strumenti di intelligenza artificiale.

“Le donne sono più propense a essere soggette all’accusa di incompetenza, quindi è possibile che debbano mettere maggiormente in evidenza le proprie credenziali per dimostrare la loro competenza in un determinato campo”, spiega. “Potrebbe esserci il timore di essere “scoperte” a utilizzare questi strumenti, come se ciò potesse suggerire una possibile mancanza di qualifiche”.

E aggiunge: “Le donne già affrontano il rischio di essere discreditate, con le loro idee attribuite agli uomini, quindi il fatto che le persone siano consapevoli del tuo utilizzo dell’intelligenza artificiale potrebbe alimentare la narrativa che mette in dubbio la loro qualificazione e il loro valore”.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!