Dopo la “bomba” sganciata da Anna Mazzamauro a proposito di un episodio violento subito sul set da parte di un collega, nei giorni immediatamente successivi all’intervista, rilasciata dall’attrice al Messaggero, tutti i media, chi più chi meno, si sono buttati a capofitto nella ricerca del “colpevole”, tra supposizioni, congetture e ipotesi, cercando di capire, anche dall’interpretazione delle parole della diretta interessata, chi potesse essere l’autore dell’aggressione alla mitica signorina Silvani, che le è costata la lesione al menisco dell’orecchio.

L’episodio cui Anna fa riferimento sarebbe avvenuto, come lei stessa spiega, sul set del film Poveri ma ricchi, diretto nel 2016 da un altro nome di cui, negli ultimi mesi, si è parlato moltissimo, nell’ambito dello scandalo sulle molestie sessuali, Fausto Brizzi. Ma Brizzi non c’entra. Anzi, la donna precisa che le diede il suo sostegno.
L’attrice sarebbe stata picchiata sul set da un componente del cast, per aver sovrapposto la sua battuta a quella di quest’ultimo, ma ha comunque accettato di girare il sequel del film, in proiezione dal 14 dicembre 2017, dietro la promessa di un compenso più alto e di una posizione più grande sulla locandina.

Come detto, quasi contemporaneamente all’uscita della notizia è partita la caccia all’autore del gesto: trattandosi di un cast piuttosto ristretto, i sospetti, inevitabilmente, hanno finito per concentrarsi sui protagonisti maschili, Christian De Sica ed Enrico Brignano. Con il secondo che, in questi giorni, molti media sembrano suggerire essere il principale “indiziato”, anche perché la stessa Mazzamauro ha escluso De Sica che, anzi, “la consolava”.

Ed ecco comparire tweet come questo:

Il riferimento è all’ospitata che l’attore romano avrebbe dovuto fare quel giorno a Deejay chiama Italia. Pasqui, in risposta alla domanda di un follower, “Ma allora è lui un picchiatore?” ha inoltre postato lo screenshot di un’altra intervista, rilasciata in un’occasione diversa, sempre dalla Mazzamauro.

Brignano, dal canto suo, ha declinato con un deciso “no comment” ogni possibile dichiarazione sul caso:

Mi dispiace, vi ringrazio ma non faccio interviste – ha detto al Messaggeronon mi va di commentare: sono in piena prova, ho il debutto dello spettacolo. Sono tranquillo. È un momento molto felice della mia vita, lo voglio mantenere tale. Perciò non mi va assolutamente di parlare“.

La reazione, se di questo si può parlare, sembra però essere arrivata dalla compagna di Enrico, Flora Canto, che su Instagram ha postato una foto con una didascalia che alcuni hanno interpretato come un chiaro riferimento alla situazione.

Tanto rumore, ma non per nulla, se la questione fosse confermata.
Ma soprattutto tante domande.
Perché la Mazzamauro non abbia denunciato è stato detto dalla stessa. Ma perché accettare di prendere parte al sequel e, soprattutto, perché nessuno parla?
Ma le domande che si potrebbe essere tentati di avanzare sono anche altre?

Perché l’eventuale “picchiatore”, se innocente, non chiarisce cosa è successo e si difende da queste accuse infamantu? Perché questo episodio è rimasto intriso di tanta omertà, e chi poteva parlare, al di là della diretta interessata, non l’ha fatto?

Ancora, per quale motivo un attore del calibro di Christian De Sica, di cui la Mazzamauro nell’intervista al Messaggero ha detto “Per fortuna Christian mi consolava“, non ha deciso di prendere una posizione netta rispetto all’atto, che se è avvenuto è naturalmente grave, mettendo la produzione, ad esempio, di fronte a un legittimo aut-aut, “O lui o me”? Insomma, sarebbe stato un gesto di vera solidarietà e vicinanza nei confronti di una donna che è stata vittima di un comportamento non solo irrispettoso, incivile e brutale, ma davvero violento.

Perché non si è trovata, in questo brutto episodio, l’opportunità di dimostrare che la coscienza e la dignità vincono sull’aspettativa di un guadagno, ed è invece finito con il passare il messaggio, piuttosto avvilente, che se si promette di più e di meglio certe cose possono anche essere accettate, o perlomeno “accantonate”? Insomma, può venire spontaneo chiedersi perché Anna, con  una carriera così brillante e proficua alle spalle, abbia accettato di condividere nuovamente il set con colui che le ha fatto male, tanto che lei per prima ha ammesso al Messaggero:

È stato difficile tornare sul set e lavorare con quell’attore con il quale non ho più scambiato una parola. Ho sempre pianto durante le riprese. 

Ma non spetta a noi emettere una sentenza sulle sue scelte, o scandagliare i motivi per cui abbia “ingoiato il rospo” accettando la parte. Accettando, senza dietrologie e con empatia, il fatto che Anna Mazzamauro non si sia sentita realmente in grado di affrontare prima il racconto di questo episodio, perché è rimasto taciuto così a lungo, nonostante fossero sicuramente in molti a esserne a conoscenza (fra cui la produzione, di cui l’attrice ha detto “Quando sono stata picchiata e ho mandato una civilissima ed educatissima lettera per mettere la produzione al corrente di quello che era accaduto non ho ricevuto neppure una telefonata“)?

Ma c’è anche un’altra domanda che dobbiamo farci.
I processi, le accuse, le ammissioni di colpa o le difese rispetto a capi di accusa pesanti vanno davvero fatti via social?
Se i processi mediatici sono la cosa che più conta verrà forse un giorno che le “sedi opportune”, di per sé notoriamente oberate dalla burocrazia, potranno delegare e avere un po’ di respiro.

Del resto sui social la certezza della pena e della velocità di ogni processo è certa.

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