"Tutte insieme vogliamo tutto". La Piattaforma di genere della Cgil per i diritti delle donne

L'Italia negli ultimi posti in Europa per occupazione femminile e qualità del lavoro. Ma le donne, capitanate da Susanna Camusso, non si arrendono e portano avanti la battaglia culturale per la parità dei diritti.

“La libertà delle donne è il metro che misura la democrazia dentro un Paese, e anche dentro le organizzazioni, anche nella nostra”.

Queste le parole di Susanna Camusso, segretaria generale della CGIL, al lancio della Piattaforma di genere dedicata alla tutela dei diritti delle donne.

L’assemblea nella quale è stato pronunciato il discorso, tenutasi il 6 ottobre a Roma dal nome “Belle ciao. Tutte insieme vogliamo tutto”, ha avuto come scopo la spiegazione e la discussione della Piattaforma, sviluppata in cinque direzioni diverse: occupazione, condivisione, welfare, parità di salario e molestie.

Un piano di cui avevamo bisogno considerando che l’Italia è agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda l’occupazione femminile e il lavoro delle donne è spesso dequalificato, mal pagato e soggetto a contratti precari oltre che a part-time involontari. Anche sul fronte delle molestie il nostro Paese non è un esempio ammirabile, sono oltre 1 milione 173 mila le donne che hanno subìto ricatti sessuali sul posto di lavoro (dati Istat relativi al biennio 2015-2016) spesso non denunciati per vergogna e per timore di perdere il posto.

“Abbiamo bisogno di riscoprire cultura, memoria, storia per costruire, tutte insieme, un Paese a misura di donne. Per questo affrontiamo alcuni punti di azione e di intervento nella piattaforma rivendicativa, che intendiamo rendere concreta nella nostra attività di contrattazione e nel confronto con il Governo a partire dalla prossima legge di Bilancio” sottolineano le organizzatrici.

Le proposte, quindi, si muovono in spazi diversi e hanno tutte lo scopo di livellare le disuguaglianze partendo dal presupposto che “Non può bastare la parità formale. Non è vero che applicare sul lavoro, come nel welfare o le pensioni, un modello che è nato per un genere significhi parità per l’altro genere”, come afferma Camusso.

Prima fra tutte l’idea di creare un piano di sostegno per alcune filiere, come i servizi educativi e l’assistenza sociale, per stimolare maggiormente il lavoro femminile. Per continuare con la contribuzione aumentata percentualmente per le lavoratrici e i lavoratori con un figlio sotto i 12 anni o disabile (a prescindere dall’età), al fine di contrastare la bassa qualità del lavoro.

Attenzione particolare anche all’accesso ai servizi alla salute incrementando la diffusione della medicina di genere e potenziando i consultori. Infine, per quanto riguarda il delicato tema delle molestie e delle violenze sul lavoro, la CGIL propone una contrattazione di genere e la creazione di Rsu e di specifiche figure di riferimento.

“Non cederemo agli attacchi, ma davvero ‘vogliamo tutto’, e continueremo a rivendicare e lottare per andare avanti” dice Camusso “le differenze sono un valore e non un elemento di paura” cosa che, ultimamente, stiamo un po’ dimenticando ma che forse, con la Piattaforma di genere, riusciremo a far tornare alla memoria.

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