Il problema di limitare la gratuità della pillola contraccettiva alle under 26 e ai consultori

Il Consiglio di amministrazione dell’Aifa ha respinto la decisione del comitato scientifico di fornire alcune pillole a tutte le donne, mettendo dei limiti alla fascia d'età di chi può beneficiare della gratuità del farmaco e alla sua modalità di distribuzione: ecco perché questa cosa è un problema.

Il Consiglio di amministrazione dell’Aifa si starebbe preparando a pronunciarsi favorevolmente sulla gratuità della pillola. Come già trapelato dai giorni scorsi, però, pare che questa delibera avrà un doppio vincolo: la gratuità fino ai 26 anni di età, e la possibilità di ritirare la pillola soltanto in ospedale o in consultorio, e non in farmacia.

Dopo il parere positivo del Comitato scientifico sulla possibilità di distribuire la contraccezione orale a tutte le donne senza vincoli, in quanto strumento fondamentale per proteggere la loro salute, il Cda ha quindi messo dei paletti.

La misura ha già incontrato diverse voci di opposizione, tra le quali quelle delle senatrici Cecilia D’Elia e Beatrice Lorenzin, che in una nota definiscono “la proposta del Cda di Aifa di distribuire la pillola anticoncezionale gratuita soltanto alle ragazze under 26 e solo attraverso i consultori e le strutture ospedaliere un boicottaggio di fatto anche per le giovanissime”.

È chiaro che in mezzo c’è un intervento del governo e che non si tratta solo di risparmiare risorse, ma di un’impostazione culturale sbagliata e punitiva nei confronti delle donne”, scrivono le due politiche. I problemi di questa proposta, infatti, sono molteplici: il primo riguarda la reperibilità del farmaco, che non potrà essere ritirato gratuitamente in farmacia. I consultori, infatti, non sono un servizio facilmente raggiungibile per molte persone, in quanto presenti nel nostro paese in maniera non capillare e spesso con vincoli di orari. Lo stesso vale per gli ospedali, che per molti cittadini sono difficilmente raggiungibili, se non del tutto assenti in molti comuni.

Distribuire la pillola solo nei consultori significa discriminare tutte le ragazze che vivono in territori dove non ci sono, in particolare nel Centro Sud. Distribuirla negli ospedali significa complicare la procedura, forse nella speranza che le ragazze desistano. Escludere la farmacia, naturale e capillare luogo di distribuzione del farmaco, significa infatti limitarne in modo drastico l’accesso, come ci dimostrano le stime finanziarie.

Ma non solo: a far discutere è stato anche il limite di età imposto, di 26 anni, vincolo che sembrerebbe nascondere un certo stigma che riguarda la fascia di età entro la quale è considerato accettabile non volere figli. Continuano le due politiche:

Infine, circoscrivere la misura alle più giovani esclude le madri e le donne più grandi e più fragili dall’accesso alla maternità consapevole. È chiaro l’intento: vanificare una misura che in molte Regioni è già attiva e che solo con l’aiuto dello Stato potrebbe essere ampliata a tutte le donne.

La decisione, inoltre, arriva sulla scia di un vero e proprio smantellamento dell’accessibilità di quelli che sono beni di prima necessità per le donne, ma che troppo spesso vengono considerati alla stregua di oggetti di lusso: è del 2016, per esempio, la decisione dell’Aifa di rendere non rimborsabile qualsiasi tipo di pillola, spostando tutti i contraccettivi ormonali nei farmaci di fascia C. Ad oggi, infatti, la rimborsabilità è limitata ai 25 anni di età, e solo per donne disoccupate o che abbiano già affrontato l’interruzione volontaria di gravidanza.

Ancora una volta le donne sono lasciate sole, con una legge a metà che sembra più una concessione che l’attuazione di un vero e proprio diritto: ricordiamo infatti che, stando alle normative sui consultori familiari del 1975 e sull’interruzione volontaria di gravidanza del 1978, gli anticoncezionali dovrebbero essere garantiti in modo gratuito per tutti i cittadini. La contraccezione, quindi, non è più un affare di salute pubblica, ma diventa una questione privata, una responsabilità della singola cittadina.

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