Molti di noi ricorderanno le strane “piogge di sabbia” che, tra il 2022 e il 2024, si sono abbattute su vari Paesi europei, compresa l’Italia, famose per la particolare colorazione tra l’arancione e il giallognolo assunta dal cielo. Ebbene, la responsabilità di quella strana combinazione di colori è della sabbia del Sahara, o meglio degli isotopi radioattivi del plutonio e del cesio che si trovano al suo interno.

Ovviamente si sono scatenate moltissime teorie complottiste in merito alla tinta assunta dal cielo in quelle occasioni ma, al netto di ipotesi su scie chimiche e via dicendo, la verità è che la polvere del deserto africano presenta sostanze radioattive. A stabilirlo un nuovo studio condotto dagli scienziati dell’Università Paris-Saclay, che si è concentrato sull’analisi delle particelle desertiche cadute sull’Europa nel 2022, provenienti da sei Paesi: Austria, Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Spagna. L’obiettivo era proprio quello di rilevare la presenza di isotopi radioattivi come cesio-137, plutonio-239 e plutonio-240, poi effettivamente trovati.

La polvere del Sahara ha un suo ruolo nell’influenzare il sistema climatico del pianeta, proprio come la radiazione solare, la copertura nuvolosa e la qualità dell’aria, quindi ha un impatto anche sulla salute. Ma perché la sabbia del deserto presenta elementi radioattivi?

La colpa, ça va sans dire, è nostra, in particolare sia dei test nucleari statunitensi ed ex sovietici del secolo scorso, sia dei più attuali test nucleari; parliamo, ad esempio, dei testi della famigerata serie di Reggane, quattro test nucleari atmosferici condotti dalla Francia sul deserto dell’Algeria meridionale tra il febbraio del 1960 e l’aprile del 1961. A dispetto delle rassicurazioni delle autorità francesi, assolutamente certe che le detonazioni di Gerboise blu, bianco, rosso e verde sarebbero state state “innocue” perché eseguite su luoghi disabitati, sono state migliaia le vittime dei test, persone che hanno sofferto per cancro, cecità e malformazioni congenite.

Le esplosioni effettuate presso il Saharan Military Experiments Centre non distante da Reggane hanno lasciato il materiale usato a depositarsi nell’ambiente, e di conseguenza anche nella polvere del deserto, che viene trasportata in tutto il mondo. Secondo i calcolo solo questa regione, ogni anno, emette da 400 a 2200 Tg di polvere sahariana, ovvero centinaia di milioni di tonnellate, il 12% della quale arriva in Europa con fenomeni simili a quelli registratisi negli ultimi anni.

Per nostra fortuna le concentrazioni di cesio-137, plutonio-239 e plutonio-240, diverse da quelle degli altri test nucleari americani e russi, non sono tali da rappresentate una minaccia per la salute pubblica.

Ma, avvertono i realizzatori dello studio, Radioactive contamination transported to Western Europe with Saharan dust, pubblicato sulla rivista scientifica ScienceAdvances, “Questa radioattività rappresenta comunque un monito sulle conseguenze delle scellerate azioni umane, in particolar modo quelle legate all’utilizzo di armi di distruzione di massa, in grado di avere effetti sulle persone e sull’ambiente per periodi lunghissimi”.

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