Le principesse Disney hanno un effetto positivo sui bimbi (ma non tutte): lo studio

Pubblicata sul Child Development ed estesa ad oltre 300 soggetti in età prescolare, la ricerca ha dimostrato come Tiana, Elsa, Merida and co. possano aiutare a curare, almeno in parte, atteggiamenti di mascolinità tossica.

Che la ‘cultura delle principesse Disney‘ abbia fortemente influenzato la visione del mondo di bambini e bambine è sicuramente un dato di fatto. Per anni, l’immagine trasmessa era quella della donna in perenne attesa del suo lieto fine o di una svolta catartica alla sua esistenza (che naturalmente si presentava in sella ad un cavallo bianco e possibilmente con una corona in testa).

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Le critiche a quest’immagine stereotipata della ‘donna da salvare’ sono state tantissime, eppure, un recente studio pubblicato sul Child Development, ha dimostrato che gli effetti sui bambini – a lungo termine e considerando la nuova generazione di principesse Disney –  sarebbero assolutamente positivi.

Secondo la ricerca, che ha incluso oltre trecento soggetti, i bambini esposti alla cultura delle principesse nei loro primi anni di vita e in età prescolare sviluppano una visione più progressista degli stereotipi di genere e una migliore stima del sé in età preadolescenziale. E soprattutto, i ricercatori hanno dimostrato che i ragazzi mostrano meno segni di mascolinità tossica.

I bambini studiati sono stati esposti principalmente alla terza generazione delle principesse Disney, quella a partire dal 2009. Tra loro ci sono personaggi come Tiana (La principessa e il ranocchio), Merida (The Brave), Elsa e Anna (Frozen) e Moana (Moana), esempi di principesse più determinate e ribelli rispetto alle generazioni precedenti, che rompono le regole e non hanno come obiettivo primario quello di trovare marito.

Lo studio è stato portato avanti tramite questionari, giochi e confronti interattivi. Gli stessi bambini, poi sono stati nuovamente valutati cinque anni dopo, con domande relative a questioni di genere, stereotipi, accettazione di sé e della propria fisicità. E i risultati sono stati molto positivi. Se nella prima parte dello studio, infatti, i bambini esposti alla cultura delle principesse presentavano comportamenti di genere più stereotipati, (specialmente tra le ragazze), nella seconda fase questi comportamenti erano spariti quasi del tutto, soppiantati da ideali quali la l’uguaglianza, la parità di genere in tutte le forme, sia in ambito relazionale che lavorativo.

Concetti ben radicati, secondo lo studio, soprattutto negli adolescenti maschi, favorevoli all’espressione emotiva per ogni genere e soprattutto privi di atteggiamenti tossici. Questo – sempre secondo i ricercatori – sarebbe da imputare al fatto che i personaggi maschili dei film delle principesse Disney di terza generazione, mostrano senza paura le proprie fragilità, insicurezzepreoccupazioni e quasi sempre risolvono i problemi senza violenza.

In conclusione, l’autrice principale della ricerca, la dottoressa Sarah Coyne, ha spiegato che “ci sono ancora problemi con la cultura delle principesse, ma nel complesso, sembra che quest’ultime (soprattutto quelle moderne) potrebbero curare una parte della mascolinità tossica che vediamo nel nostro Paese“.

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