Quattordicenne si getta da un dirupo perché il padre le vieta l'uso del Computer.

È di questi giorni la notizia di un tentato suicidio da parte di una ragazzina di 14 anni. Dopo i rimproveri del padre per i pessimi risultati scolastici e la successiva punizione di limitare l'utilizzo di Facebook e del computer, la giovane sparisce per qualche ora e quando viene ritrovata dai Carabinieri per paura di nuovi rimproveri da parte del genitore sceglie di buttarsi giù da un dirupo.

Succede in Piemonte, nel canavese, una ragazzina di origini rumene di 14 anni decide di buttarsi giù da un dirupo dopo che i suoi genitori le avevano limitato l’accesso ai social network.

La storia comincia qualche giorno prima, quando gli insegnati della suddetta avevano convocato i genitori a scuola. La giovane infatti aveva dei pessimi risultati scolatici e numerose assenze e, come succede sempre i questi casi, i docenti hanno ben pensato di informare i familiari. Ovviamente il padre, una volta tornati a casa, ha deciso di punire la figlia limitandole l’uso del computer e l’accesso a Facebook. Venerdì scorso, la quattordicenne non è tornata a casa dopo scuola facendo preoccupare a allarmare i suoi genitori che hanno immediatamente chiamato i Carabinieri. Le ricerche sono scattate prontamente e dopo qualche ora di forte tensione la ragazzina è stata ritrovata nei pressi del Castello Medievale. Il rimprovero del padre non è tardato ad arrivare, dopo aver passato ore in uno stato di preoccupazione totale, e così la giovane si è gettata nel dirupo sottostante. E’ stata subito soccorsa e portata all’ospedale di Ivrea dove i medici l’hanno giudicata guaribile in 40 giorni. Le motivazioni date dalla ragazza per il folle gesto sono state per motivi futili, cioè la paura di essere nuovamente rimproverata dal padre per i suoi cattivi voti scolastici.

Questo è solo l’ultimo di una serie di episodi ai quali siamo ahimè amaramente “abituati” ad assistere. Negli ultimi anni, infatti, si sono succedute numerose notizie relative a gesti inconsulti di ragazzi alle porte dell’adolescenza. Dal cyberbullismo, alle tragiche storie di pedofili sulla rete, fino ad arrivare alle morti o tentate da parte di adolescenti. Il tutto ha un suolo comune, un filo di Arianna che parte da una scrivania e si snocciola su Internet. Il facile accesso da parte di minori a strumenti di condivisione rapida, ai social network, alle chat è ormai ben radicato nella mentalità dell’uomo. Ovviamente, come ogni cosa, l’utilizzo di un pc ha i suoi pro e i suoi contro. E molti penseranno che non è tanto lo strumento il problema quanto il fine, e questa è un’ottima tesi, solo che mi chiedo come fa un’ adolescente a riconoscere il giusto fine se spesso non lo sappiamo neanche noi adulti? Che fine hanno fatto i ragazzi che giocavano a campana sotto casa? O i giovani che tiravano calci a un pallone al campetto dell’oratorio?

Nel giro di pochissimi anni siamo passati da “Mamma posso usare il computer per fare una ricerca scolastica su Encarta?” a “Mamma esci fuori dalla mia camera che sto chattando con Mister X!” Se facciamo due conti ci accorgiamo che ogni famiglia possiede almeno un computer e se prima questo era un bene di lusso oggi è diventato un elemento necessario, insostituibile, di cui non possiamo fare a meno. Mi spaventa pensare che le nuove generazioni traggano scuse così futili per compiere gesti così assurdi. Mi togli il pc = ohhhmiooodiooo la mia vita è finita! Come possono arrivare a pensare di gettarsi giù da un dirupo solo per paura che i genitori gli tolgano Facebook? Quando hanno smesso di giocare con le bambole e hanno cominciato a preoccuparsi di una Foto Profilo?

Se mi guardo intorno vedo una situazione arida: abbiamo sostituito il parco giochi con il computer, i prati verdi con gli smartphon, l’abecedario con Ruzzle, gli amici di penna con la chat. Ci siamo chiusi dentro per andare fuori.

Quello che penso è: se non riusciamo noi, che siamo adulti, a volte, a staccarci dal computer, a controllarci come posso farlo delle menti che ancora devono imparare a distinguere il bene dal male? La società in cui viviamo è forse una delle più difficili nella storia dell’uomo e noi cosa facciamo? Lasciamo più libertà ai nostri figli piuttosto che proteggerli di più? E’ giusto permettere a un minorenne di inscriversi ai social network? Gli adolescenti d’oggi bevono, fumano, fanno sesso, chattano è questa la verità. Ovviamente, come si suol dire, non facciamone di un’ erba tutto un fascio, sicuramente nella massa ci sono ragazzi semplici, spontanei ma tutti i ragazzini hanno in comune una cosa: l’innocenza. Sono degli esseri puri, un tabula rasa che ancora deve riempirsi di ideali, di cultura, di punti di vista e tutti questi buoni propositi vengono contaminati dall’utilizzo sbagliato di alcuni strumenti che dovrebbero contribuire a formarli. E se da un lato credo sia giusto che si approccino alla rete dall’altro mi chiedo c’è proprio bisogno di avere un Iphone? E’ necessario che un giovane che percepisce 20 euro di paghetta settimanale se ne vada in giro con telefoni di 600 euro? Educare i ragazzi significa anche fargli capire il valore dei soldi. Avere un telefonino che in origine era stato pensato per manager, uomini e donne d’affari, solo perché tutti gli altri lo posseggono non mi pare una buona motivazione per comprarlo. Comprare un personal computer solo per connettersi ai social e ogni tanto magari fare una ricerca scolastica è un buon utilizzo di un mezzo pensato per i lavoratori pendolari? Gli adolescenti non potrebbero “accontentarsi” del telefono di seconda mano della mamma? Del computer di casa messo magari nello studio del papà? Della bicicletta piuttosto che della minicar?

Qui non si parla di colpe, lungi da me fare la Santa Inquisizione, però vorrei dare uno spunto di riflessione: sono gli adulti ad avere il denaro che serve a comprare questi beni, non i ragazzi, loro in fondo vanno ancora a scuola, non sanno cosa sia una dichiarazione dei redditi, e comprano creme per i brufoli. E se per ogni cosa è vero che c’è il suo tempo, 14 anni non mi sembra il tempo giusto per pensare al suicidio non vi pare?

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