Bar, negozi, parrucchieri e centri estetici: le riaperture del 18 maggio hanno fatto sì che gli italiani riassaggiassero un po’ di normalità dopo due mesi di limitazioni e misure stringenti per contenere i contagi da Covid-19.

Il ritorno “alla normalità” tuttavia è stato rovinato dai rincari dei prezzi adottati da alcuni negozi come contromisura autonoma alla crisi economica causata dal lockdown.

Il Codacons negli ultimi giorni ha denunciato aumenti medi del 25% per un taglio capelli o una messa in piega. In base ai costi medi, l’associazione che difende gli interessi dei consumatori, in alcune città si sarebbero toccati incrementi fino al 66%.

Per quanto riguarda la situazione dei rincari nei bar e nei locali, soprattutto sui caffè, dopo le prime segnalazioni, i prezzi sembrerebbero tornati alla normalità. Dal 18 maggio erano stati segnalati a Milano un aumento del circa il 53,8% sul prezzo del caffè (da 1,50 a 2 euro). A Roma il prezzo era aumentato da 1,10 a 1,50 euro, ovvero un aumento del 36,3%.

Ora, però, come dimostrano degli scontrini apparsi in diverse zone del nostro Paese, ha fatto la sua comparsa la “tassa Covid”. Un aumento arbitrario dai due ai quattro euro sullo scontrino, motivati – secondo quanto riportato dal Sole24ore – come surplus sul servizio offerto.

 La prassi scorretta è stata denunciata anche dall’Unione nazionale consumatori (UNC). Come spiega il presidente Massimo Dona, questo rincaro è “una sorta di tassa di sanificazione applicata da parrucchieri, estetisti e alcuni dentisti. Una prassi scorretta che si sottrae forse anche da un punto di vista fiscale alla somma dovuta al consumatore“.

Ma i rincari e le brutte sorprese per i consumatori non sono finite qui: sempre secondo il Codacons, che sta raccogliendo testimonianze e segnalazioni da tutta Italia, ci sarebbero alcuni centri estetici che imporrebbero ai propri clienti, sempre come motivazione “emergenza Covid”, l’acquisto obbligatorio di kit da indossare al costo extra di 10 euro.

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