A Roma una 18enne è stata tenuta chiusa in un box per due anni, torturata e violentata dal suo fidanzato, ora condannato. L'aguzzino la faceva dormire seduta per punizione.
A Roma una ragazza di 18 anni è stata tenuta prigioniera dal suo fidanzato per due anni: l’incubo è durato dal 2018 al 2020, poco prima dell’inizio della pandemia da Covid. Adesso il ragazzo, che ha 27 anni, è stato condannato.
L’allora 18enne era tenuta prigioniera in un box garage nel Tuscolano a Roma e, come riporta Repubblica, veniva regolarmente picchiata, talvolta con un bastone, se provava a ribellarsi o a rifiutarsi di avere rapporti sessuali con il ragazzo.
L’aguzzino l’aveva strappata alla sua famiglia e la ragazza, affetta da lievi disturbi pischici, aveva dovuto interrompere ogni contatto con la madre, che aveva potuto rivedere brevemente solo dopo aver subito un aborto.
Il fidanzato la costringeva a continuare il suo lavoro da cameriera, che svolgeva in un bar, solo per potersi appropriare del suo stipendio, che dilapidava in videogiochi nuovi.
L’indagine, che ha portato al processo a carico del ragazzo, ha fatto venire alla luce le dinamiche della coppia: in un’occasione la donna, che non poteva andare in bagno prima che lui si fosse svegliato al mattino, è stata fatta dormire seduta per punizione. Per mangiare poteva avere solo degli avanzi e il fidanzato, inoltre, si rifiutava di comprarle le medicine anche quando stava male.
L’aguzzino, poi, la minacciava di continuo nel caso lei avesse detto a qualcuno della loro storia.
Nell’ottobre del 2020, però, la ragazza è riuscita a fuggire e a chiedere aiuto. Oggi, grazie anche all’aiuto dell’associazione Differenza Donna, ha riacquistato la sua libertà per vivere finalmente una vita normale.
L’aguzzino è stato condannato, ieri, a oltre 12 anni e mezzo di reclusione dalla Corte d’Assise e al risarcimento di 100mila euro alla famiglia della giovane. Le accuse a suo carico sono maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale ed estorsione, mentre è stato assolto per il reato di riduzione in schiavitù.
Il ragazzo, riporta la stampa, ha fatto ricorso in appello contro la decisione dei Giudici.
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