Prima dei funerali ho voluto vederla. Era bellissima, tutta vestita di bianco. Il viso era sereno, con una lacrima, però… Qui, sotto l’occhio destro…

Sono passati 44 anni dal massacro del Circeo, ma nessuno può dimenticare gli occhi terrorizzati di Donatella Colasanti mentre veniva estratta dalla Fiat 127 in via Pola, salvatasi per essersi finta morta, né il corpo, quello invece senza vita, della diciannovenne Rosaria Lopez, una faccia pulita e il grande sogno di fare l’attrice.

Non può dimenticarlo soprattutto Letizia Lopez, la sorella di Rosaria, oggi sessantottenne e all’epoca ventiquattrenne incinta della sua prima figlia, che quella mattina del 1° ottobre 1975 si era svegliata, nella sua casa in Sicilia, con uno strano presentimento, come ha raccontato in un’intervista per Il Corriere della Sera.

[…] Avevo percepito qualcosa. Al mio compagno che mi accompagnava al lavoro dissi di fermarsi alla prima cabina per chiamare a Roma, ma il telefono non funzionava. Poi provai altre volte: niente, squillava a vuoto. La sera andammo da un amico, Nino, al quale chiesi di fare un’interurbana. A casa non c’era nessuno, neanche mamma! Impossibile. Allora chiamai un’altra mia sorella ad Agrigento, che piangendo a dirotto mi disse: ‘Hanno ammazzato Rosaria!’. Io non ci ho capito più niente, mi sono messa a urlare e sono svenuta. […]

Ci precipitammo a Roma in aereo. Da quel momento la mia famiglia è esplosa: finita, bum! Ai funerali c’è stata la fine del mondo, una marea di gente, l’abbraccio di tutto il quartiere. Il nostro cognome era già diventato famoso in tutta Italia, la Lopez e la Colasanti, quelle del Circeo, e mi dava fastidio… Un marchio che mi sarei portata appresso sempre: essere nota per un fatto orripilante.

Ricorda, Letizia, quella lacrima che solcava il viso della sorella nella bara; e ricorda i suoi sogni di gioventù: “Rosaria era dolcissima, meravigliosa. Ma ingenua, tanto ingenua. E con un sogno grande, fare l’attrice di teatro. A me diceva sempre: ‘Non ti preoccupare, diventerò famosa, vi farò ricchi, ci sistemiamo tutti’. Famosa è diventata, ma all’inverso…

Ma la signora Lopez, che dopo essere rimasta vedova ha deciso di trasferirsi di nuovo nella casa di via Grotta Perfetta a Roma, la stessa casa di quell’epoca, cova soprattutto un timore profondo: quello di veder tornare in libertà gli aguzzini di Rosaria e di Donatella.

Non è odio né voglia di vendetta – dice – È incredulità. In quasi mezzo secolo, la violenza contro le donne in Italia invece di calare è aumentata. Può sembrare assurdo, ma è così. Io dico: come fate a non capirlo, maschi? È dal nostro utero che siete usciti. Siamo noi superiori, ci dovreste adorare. Noi facciamo i figli, noi li educhiamo […]

Non accetterò che uno degli assassini di Rosaria, lo stesso che dopo di lei ne ha uccise altre due perché si diceva che era pentito, poverino, torni libero. Però me lo sento: accadrà. Angelo Izzo prima o poi uscirà e… E quel giorno io ci sarò. Con la sicurezza di interpretare i sentimenti di tutte le donne. Andrò in Parlamento, al Quirinale, in tutti i palazzi di giustizia, per gridare un concetto semplice: la certezza della pena. A furia di sconti, premi, benefici i criminali escono dal carcere e le donne continuano a essere ammazzate. Farò una diretta Facebook, chiamerò le tv, spero venga una marea di gente…

Del resto, alla stessa Donatella, uccisa poi nel 2005 da un tumore, non erano stati riservati compassione e comprensione per l’orrore subito; lei, la sopravvissuta a uno dei massacri più efferati della cronaca nera italiana, venne fatta passare in qualche modo come “imputata”.

L’amarezza, per Letizia, è comprendere soprattutto che da quei giorni nulla sia realmente cambiato:

Ogni giorno penso a Rosaria e Donatella, che è sopravvissuta ma è rimasta segnata, distrutta, poverina. Apro il giornale e c’è quello di Palermo che uccide l’amante incinta, l’altro di Verona che violenta la figlia, i due di CasaPound condannati a una pena lieve per lo stupro a Viterbo. Uno schifo… Se uno entra in carcere con 20 anni e già sa che tra 8 uscirà lo Stato ha perso, tutti abbiamo perso.

Rispetto agli aguzzini di sua sorella, infine, ha poche altre parole da pronunciare, e sono rivolte ai loro genitori.

Loro no, ma i genitori di Ghira, Guido e Izzo li incontrerei. Dovrebbero essere molto vecchi: sa per caso se sono ancora in vita? Soprattutto le madri. Io non cerco vendetta, ma confrontarsi è importante, è l’unico modo che abbiamo di migliorare la società… Dopo la certezza della pena, viene l’educazione, e quindi la famiglia. Parlerei con loro da donna a donna, chiederei come hanno potuto non accorgersene prima, quando i figli avevano già violentato, fatto rapine, e poi perché li hanno protetti, aiutati ad uscire… Coprire un reato tanto grave è come giustificare, non se ne rendono conto?

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