La storia dei Secchiari di Gragnana: generazioni di oppositori e martiri antifascisti

I Secchiari di Gragnana, la storia di intere generazioni di oppositori e martiri antifascisti in lotta per la libertà. Da Paolo Secchiari fino a Silvia Secchiari, la voce della liberazione.

La storia della famiglia Secchiari di Gragnana, una frazione di Carrara ai piedi delle alpi Apuane, è un esempio di coraggio che nessuno dovrebbe dimenticare. Intere generazioni, infatti, si sono battute con forza contro il regime fascista.

Il capostipite della famiglia, Paolo Secchiari, è nato a Gragnana nel 1865 e lavorava come pastore e contadino: fin da giovanissimo si era avvicinato al movimento anarchico, che si era diffuso rapidamente tra i lavoratori impegnati nella fiorente attività estrattiva del marmo.

Paolo Secchiari ha poi trasmesso ai figli gli ideali di giustizia e libertà, partecipando attivamente ai movimenti di lotta contro il governo Crispi che stavano animando la Toscana a fine Ottocento, anche in risposta alle violente repressioni delle proteste dei lavoratori siciliani, che il governo Crispi stava cercando di soffocare inviando ingenti forze militare sull’isola.

Paolo Secchiari è stato arrestato insieme ai suoi fratelli per aver partecipato a diverse manifestazioni contro il governo Crispi, fino a quando nel 1921 il circolo anarchico di Gragnana non è stato attaccato dai fascisti, che hanno pestato moltissime persone e hanno iniziato a perseguitare la famiglia di Secchiari, disperdendo le sue greggi, gettando via il latte e distruggendo il suo formaggio.

Il  6 agosto 1925, durante l’ennesima aggressione, i fascisti hanno poi preso di mira anche la moglie Giselda Secchiari, picchiandola brutalmente: la donna è morta in seguito alle ferite riportate.

I figli di Giselda e Paolo Secchiari, Santino e Ceccardi Secchiari, sono stati uccisi dai fascisti in uno scontro a fuoco quando, dopo l’ennesima violenza subita dai genitori, erano andati a vendicarli e avevano accoltellato uno dei fascisti che aveva picchiato e ucciso la madre.

Gli altri figli di Giselda e Paolo, Dante e Silvia Secchiari, hanno continuato la lotta iniziata dai genitori: Dante Secchiari è stato incarcerato per diversi anni e Silvia Secchiari, ferocemente impegnata nella lotta alla repressione fascista, è stata ripetutamente picchiata dagli squadristi, rimanendo infine paralitica.

Nonostante la disabilità Silvia Secchiari ha continuato a manifestare in nome della libertà.

Il figlio più piccolo dei Secchiari di Gragnana, Arturo, è entrato nella Resistenza e ha partecipato alla liberazione di Carrara, sopravvivendo al fascismo insieme ai fratelli Dante e Silvia.

Silvia Secchiari ha anche scritto una toccante poesia sulla fine del regime:

E ora tutti i fascisti delle camicie nere
Li han messi per lutto alle nostre bandiere.
Questo sarà un ricordo per un’eternità
Bandiera rossa e nera sempre trionferà

Tutti quei misfatti e quella barbarie
Specie che avete fatto alla famiglia mia
Omicidi, botte incendio e, rovinata me,
attaccando dal ventuno fino al quarantatrè.

Poi c’è quel delinquente del nominato
Che il ventitré settembre la casa ci ha incendiato
Assieme ad altri fascisti, lo posso riferire,
mentre le mie sorelle ci stavano a dormire.

Se vi dovessi dire il passato e la passione
Non basterebbe la carta che stampa la Nazione.
O figli di carogne e nati delinquenti,
dopo ventitré anni sono rinati i tempi.

Credevano che il fascio fosse in eternità
E invece è un passaggio ch’è venuto e se ne va
Non ci sarà una testa che vi perdonerà
Le tante malefatte fino all’eternità”.

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