Purtroppo, il concetto – profondamente sbagliato – che una donna violentata abbia in qualche modo provocato il suo aguzzino è ancora radicato nella nostra società. Non è certo un segreto, ma in fondo speravamo che tra i più giovani crescesse una nuova consapevolezza, che potesse liberare la donna vittima di violenza dalla “colpa” di essere stata abusata. Invece, i risultati di una recente ricerca non lasciano ben sperare, da questo punto di vista.

Il 30 novembre 2018 è stato presentato il quadro offerto dall’indagine “Adolescenti e stili di vita”, condotta dal Laboratorio adolescenza e dall’Istituto di ricerca IARD. Il test ha coinvolto 2654 studenti delle scuole superiori di tutta Italia, di età compresa tra i 13 e i 19 anni. La ricerca ha ad oggetto alcuni dei temi più importanti e attuali degli ultimi mesi: il mondo del lavoro, la conoscenza dei pericoli del sesso e della droga, l’utilizzo dei social, l’ecosostenibilità e la violenza di genere.

Proprio a fronte delle domande su quest’ultimo argomento, sono emersi risultati che lasciano amareggiati. La maggior parte dei giovani intervistati ha ammesso di percepire una cultura prevalentemente maschilista nella società odierna. Come conciliare questa affermazione con il fatto che il 56,8% dei ragazzi e il 38,8% delle ragazze hanno ritenuto corretto precisare che la donna è, almeno in parte, corresponsabile delle violenze che subisce?

Speravamo che affermazioni del tipo “È stata lei a provocarlo con il suo abbigliamento, se l’è proprio cercata” fossero frutto di una mentalità bigotta in via d’estinzione. E invece anche i più giovani si lasciano attrarre da una cultura che vede il maschilismo imperare, e che riesce ancora a trovare giustificazioni a coloro che abusano. Non ci insegnano niente le più recenti grida d’aiuto delle migliaia di uomini e donne che hanno deciso di portare a galla il loro dissenso?

Solo qualche settimana fa abbiamo visto centinaia di persone manifestare contro l’azione di un avvocato che ha tentato di far assolvere il proprio cliente dall’accusa di  stupro sulla base degli indumenti intimi indossati dalla vittima, considerati troppo provocatori. Da qui è nato il movimento #ThisIsNotConsent, che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica su un argomento che vorremmo ormai esserci lasciati alle spalle.

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