Siamo abituati a vederla come un’opinionista intelligente e sagace, con una penna arguta e senza peli sulla lingua, ma nel passato di Selvaggia Lucarelli c’è stato spazio anche per una relazione tossica, che ha segnato un periodo davvero nero nella vita professionale e personale della giornalista, volto fisso tra i giudici dello show Ballando con le stelle e firma, fra le altre, de Il Fatto Quotidiano.

È proprio lei che ne ha parlato, nel 2021, ne “La mia storia“, prima delle sei puntate del podcast “Proprio a me” che l’opinionista ha realizzato per Chora Media, descrivendo quella situazione come una vera e propria droga.

Mi sono bucata per quattro anni. Non mi infilavo una siringa nel braccio perché la mia droga non era una sostanza, era una relazione.

Lucarelli ha approfondito i temi affrontati nel podcast in un’intervista per il Corriere, accettando di andare a ritroso nel tempo per parlare di quei quattro anni difficili, oggi fortunatamente superati, e far capire non solo quanto sia facile finire in situazioni del genere, ma soprattutto quanto sia difficile uscirne.

Dare alle cose il nome giusto è importante – dice – Molti confondono gli amori infelici con le dipendenze affettive. Io volevo che chi ha attraversato quello che ho vissuto io si riconoscesse: non è infelicità, è malattia.

Rivela il rimpianto più grande, aver letteralmente perso tre anni di suo figlio, Leon – “non ho mai pensato di lasciarlo al padre e di non prendermene cura. Ma non ho dato priorità alla sua felicità. Quando sei vittima di una dipendenza la priorità è avere la dose” – e anche che le amiche e la famiglia, purtroppo, non sono sufficienti per uscire da quella condizione, aggiungendo di aver fatto molta psicanalisi fai da te e che, oggi, consiglierebbe a donne che vivono la medesima esperienza di farsi aiutare da dei professionisti.

Quello di Selvaggia Lucarelli è un vero e proprio monito:

Di queste storie non parla nessuno perché non sono drammatiche come i femminicidi. Ma sono pericolose. E bisogna salvarsi.

Il tema era già stato affrontato nello studio de L’Assedio, trasmissione di La7 condotta da Daria Bignardi. Anzi, è stato proprio grazie a un incontro con quest’ultima che Selvaggia Lucarelli ha trovato il coraggio di parlare, per la prima volta, di questo legame con un uomo, avuto attorno ai 30 anni, subito dopo la fine del matrimonio con Laerte Pappalardo, e di come l’avesse precipitata nel vortice della dipendenza affettiva, con conseguenze gravissime per la sua vita.

[…] è successo che davanti a un caffè Daria Bignardi, con la quale ci passiamo il testimone nelle Mattine di Radio Capital, mi chiedesse perché fossi a Milano. Ero arrivata per amore, risposi, e poi ero rimasta per guarire da quell’amore. Guarire non è un verbo consueto, abbinato all’amore. Lei era stupita che potesse essere capitato a una come me.

Da lì, quella puntata de L’Assedio, dove ha “confessato” tutto:

Sono finita in una di quelle dinamiche perverse e autodistruttive, tossiche, che sono le dipendenze affettive. È qualcosa che esiste ma non conosci se non lo attraversi. La riconosci perché è identica a quelle delle sostanze stupefacenti, perché tu pensi di amare quella persona, ne sei profondamente dipendente, se stai con quella persona stai male, se stai senza quella persona stai male, l’effetto benefico, del bicchiere, della dose, dell’abbraccio e del bacio, dura quei tre minuti.

[…] Questo tipo di relazioni vanno a infestare tutti i segmenti della tua vita – spiega Selvaggia – Io avevo il lavoro che era un disastro, perché pensavo di non valere niente e quindi al massimo facevo ospitate in programmi del pomeriggio di altre reti e pensavo di non poter fare altro, quello per me era quello che io meritavo.

Oltre alla sensazione di non avere nessun valore sul piano professionale, anche la salute di Lucarelli ha risentito notevolmente di questo rapporto malato, tanto da aver sofferto di defluvium capillorum, una sindrome che porta alla caduta dei capelli, generalmente associata a eventi luttuosi o comunque drammatici.

Amavo profondamente i miei capelli e mi ritrovavo con tutte queste ciocche nella vasca.

A queste, ha raccontato ancora in quella occasione, si sono aggiunte le difficoltà economiche – “Guadagnavo molto poco, non riuscivo neanche a lavorare, il direttore di banca mi chiama e mi dice ‘Non hai più niente‘”- e lo scandalo sulle foto rubate durante la festa di compleanno di Elisabetta Canalis, per cui finì a processo – “Che in fondo considero una conseguenza di tutto quel periodo disastroso, perché mi interessai di cose che erano completamente inutili e stupide, mi perquisirono casa alle 5 del mattino“.

Con la solita onestà, Selvaggia Lucarelli non ha avuto vergogna di dire di aver temuto per la propria vita:

Vivevo costantemente in uno stato alterato. Io credo, in quel periodo, di aver rischiato anche la mia vita, nel senso che guidavo piangendo, disperandomi, lasciavo messaggi inquietanti ai miei amici ‘Se mi succede qualcosa sapete che cos’è’. È stato un periodo devastante, e credo che molte persone che mi sentono parlare così si riconoscano.

La rinascita, per lei, è arrivata solo grazie alla sua forza di volontà:

Quando ho capito che o sprofondavo, o mi risollevavo, una mattina mi sono svegliata e ho detto ‘Ok, adesso basta’. Non andavo più in tv, non guadagnavo più nulla da cose che non mi piace fare, mi sono messa a scrivere, nel giro di 6 mesi mi hanno proposto cose nuove, collaborazioni con tv e giornali. Una vera e propria rinascita.

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