Sharon Stone, 64 anni, ha raccontato dei suoi 9 aborti in un commento molto personale, pubblicato sotto a un post di People su Instagram che riportava l’intervista a Peta Murgatroydin, che ha avuto un aborto spontaneo mentre il marito, Maks Chmerkovskiy, era bloccato in Ucraina.

Noi, come donne, non abbiamo un forum per discutere la profondità di questa perdita“, ha scritto Stone nel suo commento al post di People. “Ho perso nove figli per aborto spontaneo. Non è una cosa da poco, né fisicamente né emotivamente, eppure ci viene fatto credere che sia qualcosa da sopportare da sole e in segreto“.

L’attrice, che è madre di 3 bambini adottati, rimarca il fatto che spesso le donne che subiscono aborti spontanei vengono trattate con sufficienza, indotte a credere che il loro sia stato una sorta di fallimento, invece di vedersi offrire compassione, sostegno ed empatia.

La salute e il benessere femminile, lasciati alle cure dell’ideologia maschile, sono diventati lassisti nel migliore dei casi, ignoranti nei fatti e violentemente oppressivi“, ha continuato la star di Basic Instinct e Casino.

Come sostiene la National Library of Medicine, almeno il 10% delle gravidanze clinicamente riconosciute termina con un aborto spontaneo, ma considerando tutte le gravidanze nel loro complesso, comprese quelle chimiche, gli esperti sostengono che ben una gravidanza su quattro termina con un aborto spontaneo.

Uno studio pubblicato da American Journal of Obstetrics and Gynecology ha rilevato che le donne che hanno un aborto spontaneo sperimentano alti livelli di stress post-traumatico, ansia e depressione. Nonostante il profondo impatto emotivo, piscologico e anche fisico dell’aborto spontaneo sulle donne, però, molte di loro soffrono in silenzio e, negli Stati Uniti, pochi datori di lavoro offrono un congedo dopo una simile perdita, come riporta Motherly.

Le parole di Sharon Stone hanno una risonanza ancora più grave considerando il recente annullamento della legge Roe v Wade, che in USA garantiva il diritto all’aborto per tutte le donne americane: secondo Motherly infatti, con l’autorità lasciata ora ai singoli Stati, per la maggioranza di stampo conservatore, ci saranno standard di cura e opzioni diverse per quanto riguarda la salute riproduttiva delle donne.

 

 

 

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