La “notizia del giorno” non è che l’azienda di traghetti Moby ha fatto una pubblicità di dubbio gusto.
La “notizia”, purtroppo vera, più che del giorno di questi tempi è che “siamo diventati davvero stronzi” e codardi e cattivi e così ignoranti da essere orgogliosi della nostra stessa ignoranza.

L’ha detto bene Marco Faccio, socio fundador dell’agenzia creativa Hub09 – Brand People, in questo post:

Il fatto è che la pubblicità uscita a tutta pagina su alcune testate e pubblicata con orgoglio sui social dell’azienda non è solo figlia del pregiudizio di tempi pericolosi, è falsa.

Scrivere

Navigare italiano non è solo uno slogan ma un impegno: significa darvi solo il meglio e trasformare ogni vostro viaggio in una vacanza con un servizio 100% made in Italy.

Significa sostenere una falsità e, per esclusione, un abominio culturale: gli italiani lavorano bene o, di certo, meglio dei non-italiani e tutta una serie di sottintesi facilmente evincibili dalla lettura completa della body-copy di campagna.

Scegli solo chi naviga italiano

Navigare italiano non è solo uno slogan ma un impegno. Significa avere 5.000 lavoratori italiani altamente qualificati, per offrirvi un servizio sempre impeccabile.
Vuol dire riconoscere il valore e la professionalità dei nostri connazionali e portare lavoro e fiducia nei nostri porti.
Significa darvi solo il meglio per trasformare ogni vostro viaggio in una vacanza.

Queste affermazioni, che a prima vista potrebbero essere confuse con semplice orgoglio italiano e sano spirito patriottico, racchiudono in sé informazioni false.

Chiunque abbia un briciolo di onestà morale, a prescindere delle simpatie personali o meno per la signora Lucarelli, ammetterà senza problemi che a chiunque di noi sono capitate situazioni simili:

Di più. Ognuno di noi potrebbe stilare un elenco, potenzialmente infinito o comunque considerevole, di maleducati, paraculi, scansafatiche, raccomandati, puzzoni e violenti italiani.
Un esercito di ignoranti 100% made in Italy che sarebbero facilmente in grado di mandarci fuori da ogni grazia divina e rovinarci l’inizio o la conclusione della nostra vacanza, se ci trovassimo ad averci a che fare su una italianissima imbarcazione Moby.

Tutti d’accordo, giusto?
E allora siamo tutti d’accordo con il fatto che l’eccellenza non la fa l’italianità di una risorsa, la fanno il merito, le competenze, l’impegno, l’umanità che, togliamoci il dubbio, non sono doti distribuito a pioggia dal padre eterno o da chi per lui sul popolo italiano, né su altro popolo eletto.

Se ancora qualcuno pensa che una linea di demarcazione su una carta geografica determini in qualche modo l’onestà o le capacità di una persona – ed evidentemente in molti lo pensano – la notizia del giorno è che non siamo solo stronzi, ma pure degli ignoranti.

Se in posta mi trovassi di fronte un impiegato 100% italiano maleducato e incapace e un immigrato palestinese cortese ed efficiente, perché mai dovrei scegliere l’italiano?
Se al posto del medico raccomandato italiano, a curarmi fosse un tunisino che si è laureato con il massimo dei voti, non avrei dubbi, no?

E invece no. Il ragionamento fila, ma non siamo più d’accordo.
Perché ci hanno insegnato ad avere paura dell’uomo nero, che ruba i bambini, stupra le donne, uccide le persone in nome del suo dio, ci porta via il lavoro..

Ci hanno manipolato e noi ci siamo fatti fregare. Sventoliamo bandiere di italianità, invochiamo nazionalismi illegali ma mai passati, giustifichiamo la follia omicida di qualche “patriota troppo fervente” che uccide neri a caso di cui non piangeremo la perdita e vogliamo mandarli a casa loro – i neri e gli stranieri mica gli assassini, ovvio – senza pensare che, se davvero succedesse, non avremmo più alibi e dovremmo a quel punto prendercela con i veri responsabili se i reati non calano, il lavoro non c’è, il PIL non cresce e gli stupri e i femminicidi continuano a ritmo di una catena di montaggio.

Basterebbe leggere le statistiche, attingere da fonti autoritarie e non farci bastare la versione dataci da qualche politicante e da una parte e dall’altra, per avere idee nostre e reali. Ma a che pro?

Dovremmo a quel punto guadarci in casa. Italiani, brava gente, popolo di pizze, mafie, calcio, evasori, furbetti del quartierino e del cartellino, di scaricabarile, di populismo al chilo, di manganelli sotto il materasso, d’indignati a comando, di pene certe per gli altri e condoni per sé. Italiani, popolo di poeti, naviganti, fashion blogger, intellettuali passati di moda, di talk show, di concorsi truccati e di raccomandati sulla sedia giusta, per merito sì, ma di qualcun altro.
Italiani, popolo di cervelli in fuga e giovani senza futuro, di starlette e naufraghi con il lifting, di imbonitori strapagati e di burattini boccaloni che, invece di sciacquarsi la bocca, se la riempiono di fake-news.

Ma viaggiamo solo italiano, che è meglio, non sia mai che si corra il rischio di aprire i nostri orizzonti mentali o, per esempio, di imparare l’inglese (si vedano le statistiche dell’English Proficiency Index). Stiamo nel nostro, ché finché ne facciamo una questione di provenienza e non di meritocrazia, possiamo starcene tranquilli ancora per un po’.

Aggiornamento – La replica della Tirrenia

Alle accuse della giornata, la Tirrenia ha risposto con questo post

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