Ci sono perdite che ti segnano nel profondo sia che esse riguardino membri della famiglia oppure amici o parenti stretti. La morte di qualcuno, in qualunque caso, è una situazione difficile da superare soprattutto se si è molto piccoli e Silvia Salemi questo lo sa bene. La cantautrice – celebre per aver vinto il Festival di Castrocaro nel 1995 e il Premio Volare al Festival di Sanremo del 1997  –  a dieci anni dal suo ultimo disco, è tornata sotto i riflettori con 23, un album che ha tutte le carte in regola per diventare la vera rappresentazione di cosa significhi per lei fare musica. Ma non solo: la donna ha infatti confidato il suo dolore legato alla perdita della sorellina Laura a causa della leucemia al programma televisivo Storie Italiane nel dicembre 2017. Un argomento doloroso da trattare, ma al quale è finalmente riuscita a dar voce con coraggio attraverso una autobiografia dal titolo La voce nel cassetto.

Sono contenta di raccontare per la prima volta questa mia storia. Questo non è un romanzo di qualcun altro, è il mio e dentro c’è tutto il trauma della mia infanzia.

Ha cominciato a spiegare la donna alla conduttrice Eleonora Daniele, argomentando quanto davvero la perdita di Laura (di appena 5 anni) abbia segnato così tanto la sua giovane età: da piccola, Silvia Salemi non parlava. Quasi impossibile da credere visto la sua carriera canora passata e presente, che tanto l’ha contraddistinta nel mondo dello spettacolo italiano, eppure il trauma della perdita della sorella era stato talmente forte da averle fatto perdere il completo uso della parola. A salvarla da quell’abisso nero, però, è stata un’altra voce, quella di sua sorella:

In un registratore ho trovato la voce di mia sorella che ora non c’è più e la mia, che avevo perso subito dopo il lutto.

Ha ammesso Silvia Salemi, ricordando con malinconia quell’ultimo ricordo inciso di Laura: la bambina, prima di morire, aveva infatti inciso un testamento. Poche parole, nulla di più, ma piene d’amore per quella sorella più piccola – Silvia – che tanto aveva amato.

Io Laura, di anni 5 e mesi 2, voglio dire che lascio tutti i miei giochi a Silvia, perché Silvia è una bambina buona. Silvia, vieni, mi devi aiutare a fare la flebo a Pinocchio“.

Ha ricordato la cantante al programma Storie Italiane.

Si tratta di una memoria indelebile nella sua mente (innegabilmente malinconica e allo stesso tempo piena di dolcezza e affetto) e che, a distanza di anni, continua tuttora ad accompagnarla.

Laura oggi è il mio angelo, è stata quella persona che mancando mi ha fatta nascere. […]

Mia madre scoprì di aspettare me nello stesso momento in cui seppe che la malattia di Laura era una malattia incurabile. Lei aveva già un figlio e una bambina di tre anni perennemente in ospedale… Di fronte al dubbio se tenermi o meno, il medico le disse: “Tienila, perché questa bambina deve nascere, è arrivata perché l’altra ti verrà tolta“.

Oggi che sono madre capisco il coraggio che lei ha avuto nel tenermi.

Ha dichiarato. Sì, perché il coraggio e l’amore sono da sempre state le base solide della famiglia dell’artista: nata a Palazzolo Acreide, un piccolo paese della Sicilia, Silvia ha vissuto sulla sua pelle non solo il dolore della malattia della sorella ma anche le mancanze economiche dovute proprio alle cure costose per la salute di Laura.

Ho preso atto di quante cose mancassero in casa, tranne l’amore.

Ha terminato così la sua intervista la cantante. Per tutte le interessate, è possibile visionare l’intervista completa sul sito ufficiale di RaiPlay.

 

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