Negli ultimi anni, una frase è emersa come una sorta di mantra sociale quando si chiede a qualcuno come sta: “Sono esausto“. Questa risposta sembra essersi infiltrata nella nostra cultura contemporanea, sostituendo le risposte più tradizionali di “bene”, “male” o “così così”.

In un mondo in cui tutti sembrano essere costantemente esausti, l’esaurimento è diventato normalizzato. Ciò significa che invece di essere visti come un segno di debolezza o fallimento personale, l’essere esausti è diventato accettato come parte integrante della vita moderna. Questa normalizzazione può portare le persone a condividere apertamente il proprio stato di spossatezza, contribuendo a diffondere ulteriormente l’idea che sia la norma.

Ma cosa sta alimentando questa epidemia di esaurimento e perché è diventata così pervasiva? Secondo alcuni, questo senso di oppressione costante è dovuto al fatto che stiamo vivendo l’Era del Grande Depauperamento: un impoverimento generalizzato, che spazia dal lavoro alla vita privata, come afferma El Pais.

Viviamo in un’epoca in cui l’occupazione è diventata il fulcro della nostra esistenza (e che spesso è difficile da trovare e da mantenere). Il concetto di lavoro 24/7, alimentato dalla tecnologia che ci rende sempre accessibili, ha portato a una cultura in cui siamo costantemente connessi al lavoro. Questo implica che molti di noi siano sempre sotto pressione, cercando di bilanciare le richieste professionali con quelle personali.

Lo stress e l’ansia sono diventati compagni costanti nella vita moderna. La pressione costante per essere performanti, la paura del fallimento e l’incertezza del futuro (determinata anche da un’inflazione galoppante) contribuiscono ad un senso diffuso di spossatezza. Le notizie negative che ci circondano, i problemi globali – il peso delle guerre in atto non può essere sottostimato – e le questioni socio-politiche aggiungono ulteriore carico emotivo.

La società moderna premia l’iperattività e la produttività, spingendoci a essere sempre in movimento. Questo spesso si traduce in una mancanza di tempo dedicato al riposo e al recupero. Le ore di sonno sono sacrificate sull’altare della produttività, mentre il concetto di “tempo libero” è sempre più raro.

Mentre la società moderna offre molte comodità e facilitazioni, spesso mancano sistemi di supporto adeguati per affrontare lo stress e l’esaurimento. La cultura del “tira avanti da solo” può portare le persone a sentirsi isolate nei loro sentimenti di spossatezza e a non cercare il supporto di cui molti potrebbero aver bisogno.

In questi ultimi anni, la consapevolezza dell’importanza del benessere mentale è crescita esponenzialmente. Siamo forse all’inizio della (lunga) strada che ci porterà a un cambio di rotta?

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